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Posted by on domenica, Settembre 30, 2018 in Pillole di Blog |

A che santo votarsi

Il 20 settembre, mentre pochi irriducibili paladini della laicità ricordavano la ricorrenza della breccia di Porta Pia – con cui si completò l’unità d’Italia e si mise fine al millenario potere temporale del papato – nella piccola cittadina di Agira, provincia di Enna, si verificava un episodio di tutt’altro segno. A quanto pare, nella sacrestia dell’Abbazia Reale di Agira, il busto ligneo di san Filippo ha cominciato a sudare, e alcuni fedeli, con riflesso pavloviano, hanno gridato al “miracolo”.  Questo san Filippo non va confuso col più noto Filippo Neri (a cui fu dedicato persino un musical) né con l’apostolo: pare che venisse dalla Tracia (o dalla Siria) e gli vengono attribuiti una ventina di miracoli, svariati esorcismi, la liberazione di dodici agrigentini da una condanna ingiusta, e persino la risurrezione di un giovane. L’articolista sostiene che Filippo morì nel 103 d.C., pia leggenda locale smentita dagli storici più seri, che spostano la sua vita al quinto o addirittura all’ottavo secolo.  Sacerdoti e vescovo locale hanno scelto la linea del massimo riserbo prima di certificare il “miracolo”, e hanno deciso di chiudere precauzionalmente l’accesso alla sacrestia. Ed è qui che avviene il paradossale ribaltamento dei ruoli: mostrandosi più papista del papa (o “più Don Camillo di don Camillo”), il Peppone locale, ovvero la sindaca piddina Maria Greco, ha preso attivamente le parti dei devoti. Con dichiarazioni (riportate dalla Repubblica del 28 settembre) quali: “Liberate il santo. San Filippo non può restare in carcere e nemmeno in castigo. Perché il miracolo l’ha già fatto (…) San Filippo ha riportato la speranza in questa terra martoriata, dove sembra non esserci futuro per i nostri giovani. La speranza che qualcosa di prodigioso possa accadere persino qui. E allora perché rinchiudere il nostro santo? Perché impedire alla gente di vederlo?”. Il solerte cronista ci informa che la sindaca “ha avviato una sua indagine sul santo che suda”, proponendo al vescovo Muratore i servigi di “un ottimo consulente del Ris dei carabinieri” (offerta rifiutata). Il prestigioso quotidiano, che già acclamò la Madonna sanguinante apparsa in una dimenticata quanto pompatissima fiction di Ammanniti, ovviamente “tifa miracolo” e, col solito Marino Niola, proclama che la sindaca sta “Con la fascia tricolore dalla parte del Vangelo.”

Mentre aspettiamo con trepidazione l’esito della doppia indagine (ma perché non rivolgersi anche al commissario Montalbano o al Mago Gabriel?), notiamo come la crisi, i tagli ai trasferimenti statali, i vari patti di stabilità, hanno ridotto tanti comuni italiani alla canna del gas. Se più a Nord si cerca il rimedio nelle Grandi Opere (autostrade, trivellazioni, tunnel), in Grandi Eventi (Olimpiadi) o nell’incessante cementificazione, nel profondo Sud non rimane che sperare nei miracoli.

Un santo che suda qui, una madonna che sanguina là, un frate con le stimmate … che bisogno c’è di una politica di sviluppo per le aree depresse? Basta trovare a che santo votarsi. Poi non lamentatevi se, al posto del voto, il Popolo vi dà gli “ex-voto”.

 


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