Mia figlia è in gita a Roma con le zie e i cuginetti. Ieri hanno visto la basilica di San Pietro e il Vaticano. Effetto collaterale: mi ha confessato di essere ancora più fiera di avere ricevuto un’educazione protestante.
Oggi è la Vigilia, e si conclude la playlist alternativa dedicata al Natale da Giorgio Guelmani. I precedenti pezzi sono stati pubblicati il 20, 21, 22 e 23 dicembre. Auguri!
Concludiamo questo breve percorso musicale con un pezzo che riecheggia quelli dei giorni precedenti. Come Christ for President, questa canzone è stata scritta da Woody Guthrie (1912-1967). La differenza è che la scrisse nel 1940 ed ebbe tempo di interpretarla e inciderla. “La scrissi guardando dalla finestra di un affittacamere a New York City, nell’inverno del Millenovecento e Quaranta. Ho pensato che dovevo mettere su carta quello che pensavo sui ricchi e sui poveri,” scrive Guthrie stesso, nelle note di un suo disco del 1966 (Bound for Glory) che riprendeva molte ballate degli anni Trenta e Quaranta. E ha molto in comune con Ballad of the Carpenter di Ewan MacColl: in entrambi i casi un folksinger anglosassone rivisita la figura di Gesù di Nazaret come “primo socialista”. L’originalità di questa canzone sta però nella sua base musicale, e sta proprio nel non essere una musica originale (Guthrie, come poi farà Dylan su vasta scala, era bravissimo sia a comporre nuove melodie sia a dare nuove parole a melodie già note).
La ballata (anonima, anche se attribuita a un tale Billy Gashade) che Guthrie riprende mutandovi le parole si chiama Jesse James. Costui era un fuorilegge statunitense (1847-1882). Dopo la Guerra di Secessione (combattuta da parte sudista) costituì col fratello Frank e altri una banda che rapinò treni e banche in Missouri, Iowa, Kentucky, Texas, Mississippi e altri Stati. Si tratta di una figura estremamente ambigua: bandito spietato e feroce, ma accorto nel presentarsi (o nel farsi presentare) che un vendicatore dei torti e delle angherie subite dai contadini poveri (e bianchi) degli stati ex-confederati. La ballata originale (ma anche molti film western) mostra perciò Jesse James come un nuovo Robin Hood, che “rubava ai ricchi per dare ai poveri”. Le circostanze della morte di Jesse James (ucciso a tradimento da un membro della sua banda, Robert Ford) hanno contribuito ulteriormente alla sua mitizzazione, e alla creazione di un improprio parallelo cristico (Jesse come Gesù, colpito alle spalle dall’amico Robert -Giuda).
Woody Guthrie recupera la vecchia ballata adattandone i versi (certe volte riprendendoli alla lettera). Operazione tipica della cultura popolare, dove – come per il proverbiale maiale – non si butta mai via niente. Possiamo storcere il naso di fronte al paragone tra Gesù e un bandito di strada, ma rimane vero che – a Milano nel 2020 come a New York nel 1940 – se Gesù predicasse qui come l’ha fatto in Galilea, lo sbatterebbero nella fossa. Ecco il testo, seguito come al solito da una traduzione improvvisata.
Jesus Christ was a man that traveled through the land A hard working man and brave He said to the rich “Give your money to the poor” So they laid Jesus Christ in his grave.
Jesus was a man, a carpenter by hand His followers, true and brave. But a dirty little coward called Judas Iscariot has laid poor Jesus in his grave
He went to the preacher, he went to the sheriff He told them all the same “Sell all your jewelry and give it to the poor” So they laid Jesus Christ in his grave.
When Jesus came to town, all the workin’ folks around believed what he did say The bankers and the preachers, they nailed him on the cross, and they laid Jesus Christ in his grave.
And the people hold their breath when they heard about his death Everybody wondered why It was the landlords and the soldiers that they hired To nail Jesus Christ in the sky.
This song was wrtitten in New York City, of rich men, preachers and slaves. If Jesus was to preach like he preached in Galilee, they would lay Jesus Christ in his grave.
Jesus was a man, a carpenter by hand His followers, true and brave. But a dirty little coward called Judas Iscariot has laid poor Jesus in his grave
Gesù Cristo era un uomo che viaggiava attraverso il paese / un uomo coraggioso, che lavorava duramente. / Diceva ai ricchi “Date i vostri soldi ai poveri” / E così sbatterono Gesù nella fossa. / Gesù era un uomo, un falegname che lavorava con le proprie mani / i suoi seguaci erano sinceri e coraggiosi. / Ma un piccolo sporco codardo chiamato Giuda Iscariota / ha sbattuto il povero Gesù nella fossa. / Gesù andava dal predicatore, andava dallo sceriffo / e a tutti loro diceva la stessa cosa / “Vendi tutte le tue cose preziose e dona ai poveri” / così sbatterono Gesù nella fossa. / Quando Gesù venne in città, tutti i lavoratori attorno / credettero a quello che diceva. / I banchieri e i predicatori lo inchiodarono alla croce / e sbatterono Gesù nella fossa. / E la gente trattenne il fiato quando apprese della sua morte / e tutti si chiedevano il perché. / Sono stati i proprietari terrieri e i soldati che pagati da loro / a inchiodare Gesù Cristo in cielo. / Questa canzone è stata a New York / città di ricchi, di predicatori e di schiavi. / Se Gesù predicasse qui come l’ha fatto in Galilea / lo sbatterebbero nella fossa. / Gesù era un uomo, un falegname che lavorava con le proprie mani / i suoi seguaci erano sinceri e coraggiosi. / Ma un piccolo sporco codardo chiamato Giuda Iscariota / ha sbattuto il povero Gesù nella fossa.
UNSPECIFIED – CIRCA 1970: Photo of Woody Guthrie Photo by Michael Ochs Archives/Getty Images
Prosegue la serie di post realizzati da Giorgio Guelmani e dedicati a canzoni di Natale alternative. Le tre precedenti il 20, 21 e 22 dicembre. Enjoy!
Oggi ce ne torniamo in California e ascoltiamo questa canzone di Jackson Browne (nato nel 1948), cantautore West Coast, che potremmo definire come un Neil Young meno camaleontico e versatile. Tra le sue canzoni più famose, Take it Easy (portata al successo dagli Eagles) e The Road (scritta da Danny O’Keefe), tradotta in italiano da Ron (Una città per cantare).
Molto impegnato sul fronte ambientalista e pacifista, nel 1979 Browne fu tra i promotori del MUSE (Musicians United for Safe Energy) e del grande concerto antinucleare No Nukes, a cui presero parte anche David Crosby, Neil Young, Bruce Springsteen, James Taylor e altri. Browne si può definire un “ecologista pagano” e la canzone che meglio esprime la sua visione del mondo è Before the Deluge (che fu interpretata anche da Joan Baez), che preconizza una catastrofe ambientale causata dall’avidità e dall’incuria umana. La ballata che proponiamo oggi si inscrive in questo filone, mescolando al meglio le tematiche della denuncia dell’ipocrisia religiosa, della protesta ambientalista e della rivendicazione della figura di Gesù di Nazaret come ribelle.
L’arrangiamento musicale è fortemente celtico, tant’è vero che la canzone uscì per la prima volta nel 1991, interpretata dai Chieftains (gruppo folk irlandese) nell’LP The Bells of Dublin. Browne l’ha poi ripresa nella sua raccolta del 1997 The Next Voice you Hear: The Best of Jackson Browne. Ecco il testo, seguito dalla mia traduzione:
The streets are filled with laughter and light And the music of the season And the merchants’ windows are all bright With the faces of the children And the families hurrying to their homes As the sky darkens and freezes Will be gathering around the hearths and tables Giving thanks for all God’s graces And the birth of the rebel Jesus
They call him by the “Prince of Peace” And they call him by “The Saviour” And they pray to him upon the sea And in every bold endeavor As they fill his churches with their pride and gold And their faith in him increases But they’ve turned the nature that I worshipped in From a temple to a robber’s den In the words of the rebel Jesus
We guard our world with locks and guns And we guard our fine possessions And once a year when Christmas comes We give to our relations And perhaps we give a little to the poor If the generosity should seize us But if any one of us should interfere In the business of why there are poor They get the same as the rebel Jesus
But pardon me if I have seemed To take the tone of judgement For I’ve no wish to come between This day and your enjoyment In this life of hardship and of earthly toil We have need for anything that frees us So I bid you pleasure and I bid you cheer From a heathen and a pagan On the side of the rebel Jesus.
Le strade sono piene di risate e di luci / e della musica di stagione. / E le vetrine dei negozi sono tutte illuminate / dalle facce dei bambini. / E le famiglie si affrettano verso le proprie case / mentre il cielo si oscura e si raffredda./ Si raduneranno attorno ai focolari e alle tavole / rendendo grazie per tutti i doni di Dio / e per la nascita del ribelle Gesù. / Lo chiamano “il Principe della Pace” / e lo chiamano “il Salvatore” / e lo invocano quando vanno per il mare / e in ogni audace impresa./ Riempiono le sue chiese col loro orgoglio e il loro oro / e la loro fede in lui aumenta / ma hanno trasformato quella natura che adoravo / da un tempio a una spelonca di ladroni / per usare le parole del ribelle Gesù. / Sorvegliamo il nostro mondo con serrature e pistole / e sorvegliamo le nostre preziose proprietà / e una volta all’anno quando viene Natale / facciamo regali ai nostri parenti e amici./ E magari diamo un qualcosina ai poveri / se la generosità ci afferra. /Ma se qualcuno di noi dovesse interferire / nel meccanismo che crea la povertà / farebbe la stessa fine del ribelle Gesù./ Ma perdonatemi, se vi sembra / che abbia assunto un tono di giudizio./ Perché non ho voglia di mettermi in mezzo / tra questo giorno e la vostra gioia. /In questa vita di avversità e di fatiche terrene / abbiamo bisogno di qualunque cosa che ci liberi./ Quindi vi auguro piacere e gioia / in quanto ateo e pagano / che sta dalla parte del Gesù ribelle.
Terza puntata del canzoniere natalizio alternativo a cura di Giorgio Guelmani. Le prime due puntate sono state postate il 20 e il 21 dicembre.
In questa rivisitazione alternativa della figura di Gesù e del Natale, ci può stare anche una canzone italiana (almeno, mi risparmio la fatica della traduzione). Una scelta ovvia sarebbe ricorrere a una delle tracce di La buona novella, il disco che nel 1970 Fabrizio De André ha dedicato al Maestro di Nazaret. Devo ammettere che, pur riconoscendo i grandi meriti del disco, e apprezzandone alcune canzoni (le mie preferite sono Maria nella bottega del falegname e Il testamento di Tito), non lo ritengo il meglio che il grande Faber abbia fatto, anche in tema di rapporto conflittuale con la spiritualità e il divino (Smisurata preghiera, opera più tarda, è molto meglio). In particolare trovo insopportabile tutta la prima metà dell’album, dedicata alle figure di Giuseppe e Maria. Quel che mi convince meno è quell’idea da vecchia sinistra un po’ superficiale secondo cui i Vangeli apocrifi sarebbero più interessanti e progressisti di quelli “canonici”. Se ne potrebbe discutere per ore.
Meglio allora riscoprire qualcosa di meno conosciuto: questa “canzone natalizia sotto mentite spoglie” realizzata da Pierangelo Bertoli (1942 – 2002), grande cantautore emiliano, popolare ma non populista. E’ nato, si dice fa parte di Eppure soffia (1976), il primo suo album a grande distribuzione. Direi che il testo, nella sua denuncia dell’ipocrisia della cultura dominante, parla da solo.
I’m dreaming of a White Christmas…
Natale! Natale! Natale!
Allora è arrivato Natale, Natale è la festa di tutti,
si scorda chi è stato cattivo, si baciano i belli ed i brutti
si mandan gli auguri agli amici, scopriamo che c’è il panettone
bottiglie di vino moscato e c’è il premio di produzione.
È nato si dice poi fu crocifisso,
aveva diviso il mondo in due parti
e quelli che l’hanno trattato più male
son quelli che hanno inventato il Natale
C’è l’angolo per il presepio e l’albero per i bambini
i magi, la stella cometa e tanti altri cosi divini
i preti tirati a parata la legge racconta che è onesta
le fabbriche vanno più piano, insomma è un giorno di festa.
È nato si dice poi fu crocifisso,
aveva diviso il mondo in due parti
e quelli che l’hanno trattato più male
son quelli che hanno inventato il Natale, Natale, Natale
È festa persino in galera e dentro alle case di cura
soltanto che dopo la festa la vita ritornerà dura
ma oggi baciamo il nemico o quelli che passano accanto
o l’asino dentro la greppia: Natale è il giorno più santo.
Seconda puntata del “Canzoniere di Natale alternativo” proposto da Giorgio Guelmani. La prima puntata è stata postata il 20 dicembre.
L’autore della canzone di oggi è Ewan MacColl, folksinger, poeta, produttore discografico e radiofonico scozzese (1915 – 1989), noto per la sua pluriennale militanza comunista e sindacale. Due sono i suoi più grandi successi, entrambi portati alla fama da altri artisti. Il primo è una canzone d’amore del 1957, The First Time Ever I Saw Your Face, che, interpretata da Roberta Flack, vinse un Grammy Award nel 1973. La seconda è Dirty Old Town, dedicata a Salford, la sua città natale, e resa popolare dalla versione dei Pogues nel 1985.
Anche la canzone “natalizia” che segue fu divulgata da altri: per la precisione, dal grande e sfortunato Phil Ochs, che ebbe la sventura di operare negli stessi anni e nello stesso contesto di un tale Bob Dylan. Ochs, ebreo come Dylan, ha più volte introdotto la figura di rabbi Yeshua nelle sue canzoni, in modo non banale. Ochs incise Ballad of the Carpenter nel suo disco del 1965 I Ain’t Marching Anymore. Fu anche un gesto di protesta, perché a Mac Coll, iscritto al Partito Comunista Britannico, era stato negato il visto d’ingresso negli USA. La canzone è didascalica (sulla linea “Gesù primo socialista”), ma anche intensa nella sua semplicità.
Jesus was a working man And a hero you will hear Born in the town of Bethlehem At the turning of the year At the turning of the year
When Jesus was a little lad Streets rang with his name For he argued with the older men And put them all to shame He put them all to shame
He became a wandering journeyman And he traveled far and wide And he noticed how wealth and poverty Live always side by side Live always side by side
So he said “Come you working men Farmers and weavers too If you would only stand as one This world belongs to you This world belongs to you”
When the rich men heard what the carpenter had done To the Roman troops they ran Saying put this rebel Jesus down He’s a menace to God and man He’s a menace to God and man
The commander of the occupying troops Just laughed and then he said “There’s a cross to spare on Calvaries hill By the weekend he’ll be dead By the weekend he’ll be dead”
Now Jesus walked among the poor For the poor were his own kind And they’d never let them get near enough To take him from behind To take him from behind
So they hired one of the traders trade And an informer was he And he sold his brother to the butchers men For a fistful of silver money For a fistful of silver money
And Jesus sat in the prison cell And they beat him and offered him bribes To desert the cause of his fellow man And work for the rich men’s tribe To work for the rich men’s tribe
And the sweat stood out on Jesus’ brow And the blood was in his eye When they nailed his body to the Roman cross And they laughed as they watched him die They laughed as they watched him die
Two thousand years have passed and gone Many a hero too But the dream of this poor carpenter Remains in the hands of you Remains in the hands of you
Gesù era un lavoratore / e, come sentirete, anche un eroe./ Nacque nella città di Betlemme / mentre l’anno finiva. / Quando Gesù era un ragazzino / le strade riecheggiavano del suo nome / perché discuteva con uomini più anziani / e li svergognava tutti. / Divenne un pellegrino errante / e viaggiò per il mondo / e notò come ricchezza e povertà / vivono sempre fianco a fianco. / Così disse: “Venite, lavoratori, / contadini e anche tessitori / se starete uniti vedrete / che questo mondo vi appartiene. / Quando i ricchi sentirono cosa faceva questo falegname / corsero dalle truppe romane / dicendo: “Fermate questo Gesù ribelle, / è una minaccia per Dio e per l’umanità”. / Il comandante delle truppe occupanti / rise e disse semplicemente: / “C’è una croce che aspetta sulla collina del Calvario / per il fine settimana costui sarà morto”. / Ma Gesù camminava tra i poveri / perché loro erano la sua gente / e non lasciavano che nessuno si avvicinasse / per catturarlo di sorpresa. / Così quelli prezzolarono uno dei suoi / che divenne un informatore / e vendette il suo fratello ai macellai / per un pugno di monete d’argento. / E Gesù sedette nella cella della prigione / e lo picchiarono e cercarono di corromperlo / perché abbandonasse la causa dei suoi compagni / e lavorasse per la tribù dei ricchi. / E il sudore si fermava sulla fronte di Gesù / e il sangue era nei suoi occhi / quando inchiodarono il suo corpo alla croce dei Romani / ridendo mentre lo guardavano morire. / Duemila anni sono passati e andati / e anche molti eroi con loro / ma il sogno di questo povero falegname / rimane nelle vostre mani / rimane nelle tue mani.
La stanchezza esige il suo tributo e, in occasione delle feste natalizie, cedo il timone del blog a mio marito Giorgio Guelmani, che per qualche giorno vi proporrà un canzoniere di Natale alternativo.
Natale 2020 anomalo: la pandemia non spegne la voglia di shopping selvaggio, che sembra concentrarsi in questo ultimo fine settimana “giallo”. In compenso, gli aperitivi con colleghi e colleghe scompaiono dall’orizzonte, i cinepanettoni ce li vediamo sulle piattaforme e il cattivista ex-ministro dell’Interno scopre un’insospettata vocazione a pranzare con i clochard.
Ai credenti, ma anche a uomini e donne di buona volontà che cercano di sfuggire all’infernale ruota del Produci-Consuma-Crepa, tocca la fatica di ricercare il nocciolo del Natale: riscoprire Gesù di Nazaret dietro tutti gli orpelli che l’hanno sommerso in duemila anni. La meditazione e la manducazione quotidiana della Bibbia sono, ovviamente, primarie e irrinunciabili. Ma, nello spirito di quella “teologia pop” che ravviva il catalogo dell’editrice Claudiana, voglio proporre l’ascolto di alcuni brani musicali – di area angloamericana e non) e di tendenza folk-rock, che ci mostrano la figura di Rabbi Yeshua sotto angolazioni un po’ diverse.
Cominciamo con un breve brano, composto dal folksinger statunitense Woody Guthrie, noto ai più come autore di This Land is Your Land, uno dei tantissimi inni non ufficiali degli States. Guthrie lasciò in eredità un enorme taccuino con circa mille testi per ballate mai messe in musica, scritte tra il 1939 e il 1967. Racconta Bob Dylan che Woody Guthrie gli offrì il taccuino sul letto di morte, ma, a causa di beghe di famiglia, non riuscì a metterci mano. Nel 1995 Nora, figlia ed erede di Woody, contattò il folksinger inglese Billy Bragg proponendogli di mettere in musica una selezione di questi testi. Bragg accettò l’offerta e coinvolse il gruppo folk americano Wilco, con i quali realizzò due album (Mermaid Avenue e Mermaid Avenue vol. II) tra il 1998 e il 2000. Mermaid Avenue (viale della Sirena) è il nome del lungomare di Coney Island (Brooklyn) dove viveva Guthrie. Dal primo album del progetto, uscito nel 1998), propongo questa simpatica ballata dal sapore un po’ “zelota” che invoca Christ for President. La traduzione è mia (come nelle canzoni che verranno proposte nei prossimi giorni).
Let’s have Christ for president.
Let us have him for our king.
Cast your vote for the carpenter
That you call the Nazarene.
The only way we can ever beat These crooked politician men Is to run the money changers out of the temple And put the carpenter in
O it’s Jesus Christ for president God above our king With a job and a pension for young and old We will make hallelujah ring
Every year we waste enough To feed the ones who starve We build our civilization up And we shoot it down with wars
But with the carpenter on the seat Away up in the capital town The USA would be on the wayprosperity bound!
Facciamo Cristo presidente / facciamolo re. / Date il vostro voto al falegname / chiamato anche il Nazareno. / L’unico modo di battere / questi politicanti corrotti / è cacciare dal Tempio i cambiavalute / e metterci il falegname. / Oh, con Gesù Cristo presidente / e Dio nell’alto dei cieli nostro re / con lavoro e pensione per giovani e vecchi / faremo risuonare gli alleluia./ Ogni anno sprechiamo quel che basterebbe / per nutrire chi muore di fame / costruiamo la nostra civiltà / e poi la uccidiamo con le guerre. / Ma col Falegname al potere / lassù nella città capitale / gli Stati Uniti sarebbero sulla via della prosperità!