Pages Menu
RssFacebook
Categories Menu

Posted by on lunedì, Novembre 21, 2022 in Pillole di Blog |

Cinque centesimi di lacrime e sangue

Venerdì mattina mi sono recata al mercato rionale vicino a casa. Abitudine che coltivo da sempre e che è l’unica forma di shopping che mi piace. Piuttosto che infilarmi in metropolitana per andare nei negozi più o meno brandizzati e globalizzati del centro, o avventurarmi in quartieri sconosciuti alla ricerca di bottegucce comme il faut, preferisco il mercato di prossimità, dove qualcosa di utile per la biancheria o per la casa (o delle cosce di pollo con patate per la cena) si trovano sempre. Questa volta in particolare dovevo prendere dei fazzoletti di stoffa per mio marito, che ha la spiacevole tendenza a perderli per strada. Prima di uscire di casa gli ho chiesto cinque centesimi, scatenando il suo stupore.

Da bravo intellettuale metropolitano, mio marito non conosceva la superstizione – che quando era piccola a Terni tutti davano per scontata come una legge scientifica – secondo cui certi oggetti non vanno regalati. Si tratta di tutti gli oggetti che possono essere associati a lacrime e/o sangue: coltelli, forbici, perle, spille, e naturalmente fazzoletti. Se proprio si deve comprare cose di questo genere, va simulata una vendita: il beneficiario deve in cambio darti una remunerazione anche simbolica, cioè una moneta di piccolo taglio. Ricordo che un conoscente, di ritorno da un viaggio in Spagna (allora il top dell’esotico) regalò a mia madre un tagliacarte di Toledo e lei non volle accettarlo senza prima avergli dato in contraccambio cinquanta lire. Non è una leggenda di tempi arcaici o di lande primitive, persino la trendissima Donna Moderna sul suo sito citava questa regola poco più di un anno fa.

Neanche l’ambulante di via Marco Aurelio, pur italianissimo, conosceva questa usanza. Così per simpatia mi ha regalato un fazzoletto in più oltre alla confezione da sei che gli avevo pagato. Ripensandoci, mi sono un po’ turbata: avendo ricevuto un fazzoletto in regalo, avrei dovcuto dargli una monetina in cambio? Porterà lacrime anche a me? Mio marito mi ha tranquillizzata: non si tratta di regalo (l’ambulante non è un parente né un amico) ma di promozione commerciale (sette fazzoletti al prezzo di sei) fatta per fidelizzare la cliente, quindi non rientra nella casistica superstiziosa.

Visto che si avvicinano le feste, tengo comunque pronta una bella scorta di monetine, nel caso a qualcuna saltasse l’uzzolo di farmi dono di un coltellino svizzero o la spilletta a favore di qualche nobile causa.

Read More

Posted by on sabato, Novembre 12, 2022 in Casoretto e dintorni, Pillole di Blog |

Molla la vecchia

Nel mio condominio, come in altri, tra l’ingresso e il cortile c’è la portineria con tutte le cassette postai degli inquilini.  C’è anche una mensola su cui corrieri o postini lasciamo i plichi che non sono riusciti a mettere nelle cassette postali. Ci sono pacchi non inseriti perché troppo grandi, ma anche lettere, bollette, riviste destinate a inquilini i cui nomi non figurano sulle cassette.

Stamattina, cosa rara, c’era una cartolina. Una di quelle dei decenni passati, prima dei social, quando la gente andava in vacanza e si arrabattava ad acquistare cartolina e francobollo per far vedere a parenti e amicvi dove era stata. Come vedete dalle immagini, sul davanti la foto della torre della cattedrale di Cordoba. Sul retro un messaggio decisamente intrigante:

MOLLA LA VECCHIA, TI ASPETTO IN ANDALUSIA! BACI, GIANNI.

Destinataria della cartolina è una donna che per privacy chiamerò con le sole iniziali, CB.

A chi, come me, pratica la scrittura, si attiva subito l’immaginazione. Uno spunto così sarebbe molto promettente per un romanzo, o meglio per un racconto. Che l’Andalusia (uno dei luoghi che amerei prima o poi visitare) sia affascinante rispetto alla grigia Milano è scontato. Chi è Gianni? Quali rapporti lo legano alla nostra (forse) condomina CB? Gianni è solo in vacanza, è in stage o si è stabilito in Andalusia a lungo termine, magari lasciando il lavoro (fenomeno sociale delle Grandi Dimissioni) per aprire una piadineria o un’ossobucheria? Si tratta di un invito a una fuga d’amore? E soprattutto, chi è “la vecchia”? Forse si allude a una madre o una nonna (che sia malata immaginaria o lungodegente effettivamente bisognosa) che CB è obbligata a curare? O CB è una badante e l’accudimento è la sua professione retribuita? Oppure LA VECCHIA è un soprannome confidenziale, forse per designare la cattivissima capufficio di CB?

Tante domande, ognuna apre orizzonti narrativi affascinanti. Altro che telenovelas!

Aggiornamento pomeridiano: al rientro dopo la spesa la cartolina era sparita. Forse CB l’ha recuperata in qualche modo, o un altro sognatore se ne è impadronito per scrivere il Grande Romanzo Italiano?

Read More

Posted by on martedì, Novembre 1, 2022 in Arti Marziali, Pillole di Blog |

La città prenotata

Approfittando del ponte di Halloween (o di Ognissanti per coloro -come una mia ex collega – a cui la ricorrenza celtica pare farina del sacco del Demonio), ci siamo regalati tre giorni a Reggio Emilia, uno dei capoluoghi del Nord Italia che finora avevamo trascurato. Una bella vacanza, al netto degli ormai consueti disservizi di Trenitalia che ci hanno costretto, durante il viaggio d’andata, a percorrere la tratta intermedia Fidenza – Parma con pullman sostituivo. Abbiamo così potuto imparare che a Fidenza le stazioni sono proprio prospicienti al cimitero, e che l’associazione tra fascisti al governo e treni in orario è una bufala. La città, il cui centro storico segue ancora lo schema squadrato degli antichi romani, è gradevole e merita la sosta. Abbiamo dormito in un bell’ostello a due passi dalla Basilica della Ghiara, una delle chiese più imponenti e ricche di tesori artistici della città. Per coincidenza, nel weekend all’ostello si teneva l’incontro nazionale del movimento Non Una di Meno: un centinaio di giovani donne (soprattutto) e uomini a parlare di azioni contro il patriarcato, il razzismo, la violenza. Per questo tipo di incontri l’ostello, con il suo grande chiostro e le sue ampie sale interne è proprio adatto, e sabato ci siamo addormentati al suono del Pueblo Unido e altri evergreen dello schitarramento militante. Questa nuova generazione di attivisti sembra avere lo stesso canzoniere che avevamo noi negli anni Settanta e Ottanta: non se è una cosa gratificante o preoccupante.

Altro tocco vintage, ma meno piacevole, è stata la debolezza, per non dire latitanza, del segnale wi-fi nella struttura.

Chi dice Emilia dice buona cucina e grandi mangiate. Ciò è stato vero solo in parte: nel fine settimana tutte le trattorie e osterie più promettenti ci hanno accolto col cartello COMPLETO o con la fatale domanda Avete prenotato? Respinti più volte, siamo andati letteralmente a ramengo, ripiegando in effetti per ben due sere su un minuscolo locale di Ramen e altre specialità nipponiche chiamato appunto RamenGo. Per la cronaca, nonostante alle 20 il posto fosse completamente vuoto, anche lì ci hanno fatto la fatale domanda, ammettendoci obtorto collo nel locale con la raccomandazione di sgomberare per le 21. Solo il lunedì a pranzo – naturalmente prenotando ma stavolta mezz’ora prima – abbiamo potuto goderci un’osteria tipica, trovata per caso, che ha ripagato la fatica.

A proposito di Giappone, un altro legame tra Reggio e l’arcipelago è la presenza di un importante capolinea denominato parcheggio Funakoshi, in onore del fondatore dello stile Shotokan di Karate, autore della famosa massima Karate ni sente nashi (il Karate non conosce primo attacco).

Ultima dritta per i viaggiatori dal budget stretto: tutti i musei comunali sono gratuiti, anche se alcuni – come i Musei civici – possono risultare deludenti. Non c’è una vera e propria pinacoteca, molti capolavori artistici sono visibili nelle chiese (che ho trovato piuttosto buie negli interni) e molti altri, secoli fa, presero la via dell’estero (specialmente Dresda) perché gli Este avevano le mani bucate. Per concludere, segnalo che la basilica principale (San Prospero) come in altre città (ad esempio ad Ancona san Ciriaco) presenta sulla facciata delle statue di leoni in rosso tardoromanico. Al contrario che altrove, qui è socialmente accettato, se non addirittura incoraggiato, che bambine e bambini salgano a cavallo dei suddetti leoni. Forse una reminiscenza di antichi riti di passaggio?

 

Read More

Posted by on sabato, Ottobre 15, 2022 in Pillole di Blog |

Il paradosso della zuppa inglese

Preparare la crema pasticcera. Lavorare i tuorli con lo zucchero, fino ad ottenere un composto soffice e cremoso, quindi unire la farina ed amalgamare bene. Bollire il latte assieme alla scorzetta di limone. Porre il composto in una casseruola e, a bagnomaria, versarvi a poco a poco e mescolando il latte. Quando la crema sarà addensata togliere dal fuoco e ad una metà mescolare il cacao. Porre in un piatto da portata fondo uno strato di pan di Spagna, irrorarlo, ma non troppo, con i liquori e coprirlo con la crema al cioccolato. Coprire con il pan di Spagna rimasto, irrorare con i liquori e ricoprire con la crema pasticcera. Mettere in frigorifero per qualche ora.

Si tratta della ricetta (una delle possibili) della zuppa inglese, gustoso dolce al cucchiaio, tipico della zona tra Toscana, Umbria, Lazio e Marche. E come umbra l’ho tantissime volte assaggiato, gustato e anche preparato.

Che c’entrano gli inglesi? C’è secondo alcuni una somiglianza tra la zuppa inglese e il Trifle, un dolce con base di pasta morbida lievitata, intriso di vino dolce, arricchito di pezzetti di frutta, o frutti di bosco, e coperto da crema pasticcera e panna o crema di latte, diffuso in Inghilterra nel periodo elisabettiano (la prima Elisabetta, s’intende). Qualche mercante o diplomatico del Centro Italia, tornato dalle nostre parti, avrà raccontato alle donne di casa cosa aveva gustato, e la creatività delle nostre cuoche avrà fatto il resto.

Risulta quindi abbastanza paradossale che il nome di un dolce così nostro e così buono abbia assunto, almeno a Terni (riaffiorano i ricordi della mia infanzia) un senso negativo. Infatti ricordo benissimo che, tra le altre, mia mamma e mia zia, quando un film o uno sceneggiato televisivo risultavano slegati, noiosi, senza senso, esclamavano desolate Che zuppa inglese!

Frase che mi ritorna spesso e volentieri alla bocca quando contemplo i frutti dell’italico ingegno: i vari Guadagnino e Sorrentino, pur superpremiati, producono delle solenni zuppe inglesi.  Gli stessi inglesi dànno a trifle il significato traslato di fesseria, sciocchezza, stupidaggine.

Quindi se qualcuno vi invita a casa proponendovi una zuppa inglese, siate accorti a chiedere Da mangiare o da guardare?

Read More

Posted by on domenica, Settembre 11, 2022 in Casoretto e dintorni, Pillole di Blog |

Il cuore del fanciullino

Dal pedicure, una signora con l’aria di ricca annoiata si lamenta di qualcosa con la manager, la quale la invita a mandare una mail al Servizio clienti.

Una mail? Io non credo nelle e-mail. La tecnologia fa male al mio bambino interiore.

Da docente di lettere in pensione, mi viene subito in mente Pascoli e la sua poetica del fanciullino.

Con gran pazienza, la povera manager cerca di fissare (nel modo più analogico possibile) il prossimo appuntamento di mani-pedi- ecc. cure.

Un appuntamento? Gli orari creano ostacoli all’anima. Faccia lei, io vado dove mi porta il cuore.

E così è servita anche Susanna Tamaro. A proposito della quale, mi torna in mente quella battuta che faceva Va pure dove ti porta il cuore, ma poi chiedi al cervello di venirti a prendere.

E per la lezione di letteratura di oggi è tutto.

 

Read More

Posted by on domenica, Agosto 28, 2022 in Pillole di Blog |

La taverna che non c’era più

A Pasqua siamo stati a visitare Fano, godendo tra l’altro anche della gastronomia locale. La settimana scorsa ci trovavamo nelle vicinanze, a Pesaro, per una settimana di mare insieme a nostra figlia, in vacanza in Italia per l’occasione. Dovendo vederci con un’amica, abbiamo pensato di fare una scappata a Fano e di sceglierci un buon posto dove pranzare. Faccenda banale, direte voi. Invece è successo che sia io che mio marito ci eravamo scordati il nome dell’osteria dove avevamo cenato ben due volte durante le ferie pasquali. Non è insolito che ci si dimentichi le cose, ma nella nostra vita di coppia è rarissimo il caso di un black out di memoria simultaneo. Mio marito, che ogni volta mangia un po’ meglio che alla mensa aziendale è abituato a postare su Google Maps foto e recensione del posto interessato, è andato a ricercare nella cronologia dell’applicazione il nome dell’osteria. Fatto stranissimo, l’osteria era scomparsa. Nella cronologia c’era traccia di un passaggio in un luogo innominato, identificato solo da meridiano e parallelo. Le foto di due piatti particolarmente gustosi e la relativa recensione parevano scomparse nel nulla. Un perfetto caso di damnatio memoriae. Già nostra figlia cominciava a pensare che fossimo sull’orlo del rimbambimento senile, quando cercando nello Street View mio marito ha trovato una foto da cui, con qualche rotazione, si riusciva a intravedere il nome del posto (Taverna Cittadina da Arrotoloni).

Giunti a Fano, abbiamo potuto constatare che la taverna esisteva regolarmente dove e come ce la ricordavamo (purtroppo era aperta solo per cena). Il giorno dopo, la taverna è ricomparsa su Google Maps, silenziosamente come ne era sparita. Non sono mai più riemerse né le due foto e la recensione fatte da mio marito, né le recensioni fatte da precedenti viaggiatori, che tanto bene ci avevano impressionato ad aprile. Recensioni che sicuramente esistevano, dato che mio marito è una di quelle persone che non mette piede in un ristorante sconosciuto se non ha prima verificato le recensioni.

Si parla tanto di cancel culture, si hanno presente gli antichi romani o Stalin che facevano sparire le tracce di chi era caduto in disgrazia, ma anche Google Maps non scherza. Rimarrà agli atti che ad aprile 2022 siamo stati per due volte a cena alle coordinate del parallelo  43.8458731 e del meridiano 13.0157343.

Read More

Fatal error: Class 'AV\Telemetry\Error_Handler' not found in /membri/.dummy/apps/wordpress/wp-content/plugins/altervista/early.php on line 188