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Posted by on domenica, Novembre 10, 2019 in New York, Wurstel |

Cretini a sobbalzi

Aprile 1995, all’ottavo mese di gravidanza mi ritaglio un pomeriggio per andare al cinema.  Scelgo di andare a vedere Sostiene Pereira (di Faenza, tratto dall’omonimo libro di Tabucchi). Il cinema era il President di Largo Augusto, ora trasformato in showroom di un qualche stilista (ma la facciata è rimasta, ingannando così il passeggiatore distratto). Primo spettacolo della domenica pomeriggio, poca gente.  Tra i pochi c’era un tizio trasandato, grosso, sulla cinquantina, che era seduto tre file davanti a me e, vedendomi entrare, comincia a guardarmi in modo lubrico. Pensando – come da dettami del patriarcato – che ogni donna sola, ancorché col pancione, sia a disposizione del maschio in caccia, il tizio comincia ad avvicinarsi, passando da una fila all’altra fino ad arrivare proprio davanti a me. Il film è iniziato da dieci minuti, l’interpretazione di Marcello Mastroianni nel ruolo del tranquillo giornalista portoghese degli anni Trenta è sublime ma assai poco eccitante dal punto di vista erotico. Ciononostante, l’amico comincia a contorcersi in strane manovre manuali, e contemporaneamente volge il suo nasone verso il mio pancione. Non ho esitazioni e gli sferro un bel calcio con le mie scarpe basse a punta. Il tizio emette un urlo straziante da animale ferito, facendo voltare metà dei pochi spettatori, e fugge dalla sala. Il resto del pomeriggio scorre senza incidenti.

Novembre 2019, mia figlia ventiquattrenne si reca al cinema (Lincoln Square, New York) a vedere Joker. Non c’è molta gente, il film è ormai nelle sale da tempo. Dietro di lei c’è un tizio che, eccitato sessualmente dalle sfighe a ripetizione che colpiscono il personaggio interpretato da Joaquin Phoenix, comincia a toccarsi le parti intime. Non disponendo di scarpe a punta, Arianna gli fa un’urlata in tutte le lingue che conosce. Spaventato, il tizio fugge dal cinema e non torna più (trattandosi di un multisala, non è escluso che sia andato a proseguire altrove le sue attività di auto-esplorazione). Terminata la proiezione, Ariannaa va a lamentarsi col responsabile di sala.

“C’era uno che si masturbava nella fila dietro la mia”

“Era nero?”

“No, era bianco”

“Ah, allora ce n’è un altro.”

Ventiquattro anni e seimilacinquecento chilometri dopo, certe cose, di madre in figlia, non cambiano. Grazie a questa disavventura ho imparato che “masturbarsi” in inglese si dice to jerk off. Tanto più interessante se ci ricordiamo che il sostantivo jerk significa cretino, e il verbo to jerk (senza preposizione) significa avanzare a sobbalzi.


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