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Posted by on sabato, Dicembre 2, 2017 in Video, Wurstel |

Da Immanuel a Gabriel

Alle magistrali ho studiato Filosofia, poi all’università ho approfondito il Romanticismo tedesco. Di quei lontani anni di studio mi è rimasto impresso il concetto di sublime. Per Immanuel Kant il sublime è ciò che è assolutamente grande al di là di ogni comparazione, smisurato (sublime matematico) oppure ciò che si manifesta nella straordinaria potenza della natura (sublime dinamico). Per il poeta tedesco e drammaturgo Friedrich Schiller esistono due “geni” che la natura ci ha dato come compagni della nostra vita. Il sentimento del bello è socievole e benevolo e con il suo lieto agire sembra abbreviare il nostro viaggio, ma è legato ai sensi ed è valido solo tra uomini. Il sentimento del Sublime invece è grave e taciturno e ci porta al di là dell’abisso vertiginoso ed è sintesi tra un senso di pena che si manifesta come brivido e un senso di letizia. Per il filosofo Arthur Schopenhauer il sentimento del Bello è il piacere provato guardando un oggetto piacevole. Il sentimento del Sublime, invece, è il piacere che si prova osservando la potenza o la vastità di un oggetto che potrebbe distruggere chi lo osserva.

Poi, negli anni Novanta, venne il Mago Gabriel. Siciliano trapiantato a Torino, al secolo Salvatore Gulisano, costui imperversava sulle piccole televisioni private piemontesi (tipo TeleManila) con le sue apparizioni (mai termine fu più adeguato), in cui guidava gli spettatori alla scoperta della Torino Eso e Terica, dei fantasmi, degli gnomini e altre creature del paranormale, di riti ed esorcismi, di esercizi di pinotismo. Il grande pubblico lo scoprì grazie al programma di Italia1 Mai dire TV, condotto dalla Gialappa’s Band, che trasformò in oggetto di culto questi e altri ruspanti protagonisti dell’etere italiano (come Donato Mitola, cantautore specializzato in brani su vampiri e licantropi, o Giuseppe Giralico, predicatore para-pentecostale del Frusinate). Vent’anni dopo, riscoprire su YouTube le vecchie performance di Gabriel e altri aiuta a trascorrere certe serate storte, quando alla TV in chiaro non fanno nulla di decente e non si ha voglia di immergersi nell’ennesima serie made in USA.

E il sublime che c’entra? Peculiarità del Mago Gabriel era il suo inimitabile accento pseudo-siculo e il suo uso di parole dotte deformate in modo irresistibilmente comico, tale da scatenare irrefrenabili attacchi d’ilarità. Uno di quei personaggi di cui ti potresti chiedere per una vita se ci è o ci fa.  Una di queste parole era, appunto, sublime, che nel grammelot del Mago diventava qualcosa come suplime o addirittura supplime. Significato del termine? Dimentichiamoci pure tutte le dispute e le elucubrazioni di filosofi e poeti: suplime era solo un modo più pomposo di dire bellissimo, magari con una sfumatura di pauroso e di impressionante, che non fa mai male. Dalla contemplazione di un orizzonte sconfinato a quella di un tizio che gira per boschi e stradine della periferia torinese in cerca di spiriti. Così racconteranno (forse) gli storici della filosofia del Ventiseiesimo secolo la triste parabola del concetto di Sublime. Nell’attesa, facciamoci due risate e beviamoci un uovo d’upupa, animale stupentemente suplime.

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