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Posted by on sabato, Novembre 26, 2022 in Scuola e dintorni |

Il culto di BES

In ottobre abbiamo trascorso una mezza settimana ad Ancona, città poco battuta dalle rotte turistiche (molti la usano come terminale per andare in Croazia in nave). Ancona ha molte cose da vedere e molte testimonianze storiche, dalla cattedrale sopraelevata di San Ciriaco alle spiagge. Ma, rispetto ad altre città marchigiane come Pesaro o la piccola Fano, dà l’impressione – a parte i vialoni dello shopping in centro –  di essere trascurata, mal tenuta, in certi casi abbandonata a sé stessa con buche per strada o palazzi non visitabili.

Camminando in salita per andare alla cattedrale si incontrano la Pinacoteca e il Museo Archeologico. In quest’ultimo mi ha impressionato, nella sezione egizia, la statua del dio Bes. A prima vista mi ha ricordato una divinità Maya, ma dicono che avesse un’origine africana. Ha l’aspetto di un nano deforme con le gambe arcuate, talvolta con piume di struzzo e con la coda. Bes è una divinità molto complessa ed enigmatica. Compare già nell’Antico regno (2575-2125 circa a.C.), ma è soprattutto dal Nuovo regno (1539-1069 circa a.C.) che inizia ad avere una vastissima diffusione, diventando sempre più popolare. Il dio “viaggiò” insieme ai grandi navigatori del mondo antico: fenici, greci e cartaginesi portano la sua immagine, soprattutto sotto forma di amuleti protettivi. Il dio arrivò fino all’isola di Ibiza, antica Ebusus, nome che sembra derivare proprio da quello del dio Bes. Era molto popolare perché considerato protettore del sonno, della danza, del parto e dei neonati.

Purtroppo a noi insegnanti (anche in pensione) Bes ricorda una delle innumerevoli sigle della scuola italiana, i famigerati BES (Bisogni Educativi Speciali). Per metonimia (o sineddoche) la sigla è passata a individuare gli studenti che hanno bisogni speciali. Un BES è quindi un alunno che – come da definizione ministeriale – con continuità o temporaneamente manifesta esigenze didattiche particolari, dettate da cause fisiche, psicologiche, sociali, fisiologiche o biologiche.

Praticamente, specie in un’età difficile come quella dell’adolescenza, ogni studente è un potenziale BES. Nulla di male se all’etichetta non si accompagnassero varie incombenze burocratiche (sempre meno, comunque, che per i DSA – Disturbi Specifici dell’Apprendimento). Poi, c’è anche qualche famiglia che “ci marcia” (il mio ragazzo non studia? poverino, è BES).

Possiamo quindi concludere che, al contrario che nell’antico Egitto, nella scuola italiana il culto di BES ha più aspetti negativi che positivi, e aspetto un’ondata di sano monoteismo che spazzi via queste e altre sigle inquietanti. E che il Ministero introduca almeno un insegnante di sostegno per classe che aiuti i docenti nella gestione di queste situazioni.


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