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Posted by on domenica, Aprile 26, 2020 in Wurstel |

Il Protettore e il Sultano

Da poco ho cominciato a vedere su Netflix The Protector, serie turca (che vedo in inglese) ambientata nell’Istanbul di oggi. Potremmo definirla come una storia di “fantasy conremporaneo”: il protagonista scopre di avere legami con un ordine antico e segreto incaricato di proteggere la città e ottiene poteri mistici tramite oggetti magici. Sono tre stagioni e me le sto vedendo con calma, aiutata dal molto tempo che sono obbligata a trascorrere in casa. Ma la cosa strana è che dal giorno dopo che ho iniziato a vedere la serie, su Facebook hanno cominciato a comparire assillanti pubblicità che mi invitavano a visitare la pagina Game of Sultans, e ad installare l’omonimo videogioco. Questo “gioco dei sultani” (notare l’assonanza con Game of  Thrones) è quello che viene definito tecnicamente empire simulation RPG mobile game, ovvero un gioco di ruolo per cellulare basato sulla simulazione di un impero. Nel gioco, sviluppato dalla Mechanist Internet Technologies co Ltd (che, nonostante il nome americano, ha sede in Cina) e introdotto nel 2018, ti viene chiesto di interpretare la parte di un Sultano di un impero vagamente ottomano. Un Islam stereotipato con qualche anacronismo (tra i nemici c’è Alessandro Magno in divisa da generale romano) e un pizzico di Iznogoud Totò Sceicco.  Giocando da soli o collegandosi con altri Sultani, lo scopo è far crescere e prosperare il proprio regno, con “belle consorti, potenti Vizir, e molti eredi da far sposare agli eredi di altri giocatori”. Fin dalle prime pubblicità aggressivamente comparse sulla mia pagina, questo gioco mi ha dato fastidio per il suo sfacciato maschilismo. Ovviamente non l’ho installato, ma ci sono molti video di YouTube che danno l’idea di come si sviluppa. Nonostante all’inizio sembri un gioco di tipo militare (devi consolidare il tuo potere contro i nemici, conquistare città e castelli, assumere generali e Vizir) ben presto diventa importante (e nella pubblicità quasi esclusiva) la gestione delle Consorti. A quanto pare puoi avere ben 28 tra mogli e concubine. E la pubblicità non manca di mostrarti momenti topici: quando devi scegliere tra una moglie bella e una brutta, quando la moglie ti ha partorito un figlio brutto (e tu, naturalmente, sei bellissimo), quando puoi sceglierti una concubina fra varie esposte come pezzi di carne al mercato, quando ti invitano a mettere a dieta forzata la moglie troppo grassa, quando adotti due ragazze e devi decidere quale destinare all’harem e quale all’arena, o designare la tua nuova concubina tra due serve entrambe incinte. Non c’è da stupirsi che da più parti il gioco, e specialmente le pubblicità che lo promuovono, sia stato bollato come sessista degradante per le donne. Immagino che il tipico utente sia un giovinotto dalla scarsa vita sociale, intimidito dalle donne di oggi, troppo assertive e complicate. Meglio rifugiarsi in una fantasia patriarcale dove sei il Sultano e puoi manovrare il sesso debole a tuo piacimento, eliminando le donne troppo problematiche e visitando periodicamente l’harem nella speranza che ti sfornino un erede bello e intelligente.

Resta da rimarcare la coincidenza temporale tra l’inizio della visione di The Protector e l’apparizione della pubblicità: evidentemente Netflix e Facebook comunicano e si scambiano dati alle nostre spalle. Ma. per quanto mi riguarda, mi tengo Pokémon Go.


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