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Posted by on martedì, Maggio 1, 2018 in Wurstel |

Io e Giovannino

Giovannino, ovvero Giovanni Pascoli, l’ho detestato sin da subito. Mia madre, infatti, mi recitava a memoria le strazianti strofe della Cavallina storna, dilungandosi in particolari cruenti sull’omicidio del padre di Giovannino. Ripensandoci ora, non era poi così male l’idea della cavallina che designava il colpevole nitrendo. Se ne potrebbe ricavare una serie televisiva tipo Storna la cavallina detective (senz’altro il personaggio sarebbe stato più interessante dei vari Don Matteo).

Giovannino mi stava antipatico già prima di andare a scuola, prima di imparare a leggere e a scrivere. Alle elementari il mio maestro, uomo non particolarmente sentimentale, era comunque costretto dai programmi scolastici a leggerci le opere del Poeta. Già allora io pensavo quello che molto argutamente ha detto Roberto Vecchioni: I poeti son giovani e belli e portano in cuore la luce del sole e un canto d’uccelli,  e la casa del borgo natìo, la pioggia sui tetti, la povera gente amata da Dio (…) si fanno le pippe coi loro ricordi, la casa, la mamma, le cose che perdi …

Alle superiori, ovviamente, era programma d’esame, e con le compagne di classe gli dedicavamo battute terribili, tipo Pascoli tutto nido e uccello. E non ci convinceva neanche il rapporto con le sorelle. Insomma, un tipetto morboso, uno con cui nessuna sarebbe mai uscita.  All’università seguii le lezioni del professor Mario Scotti: lui era democristiano e io femminista, ma sull’avversione per Giovannino andavamo d’accordo. In particolare disapprovava la poesia Il gelsomino notturno, scritta dal Pascoli per le nozze dell’amico Briganti, per la morbosità delle allusioni sessuali.  Divenuta insegnante, quando facevo la commissaria di maturità chiedevo sempre questa poesia alle privatiste delle scuole cattoliche, per vederle arrossire nello spegare l’allusione si chiudono i petali un poco gualciti …

L’unica poesia di Giovannino che mi ha sempre commosso era Italy (da non confondere con la farinettiana Eataly), perché mi faceva pensare alle mie esperienze da emigrante (raddoppiate da quando sono divenuta mamma di figlia espatriata a sua volta).

Ma è meglio parlare di Giovannino a piccole dosi …


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