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Posted by on sabato, Maggio 5, 2018 in New York |

La carta fin troppo intelligente

Perdere la carta di credito (o, peggio, subirne il furto) è, come tutte sappiamo, un’esperienza spiacevole e assai stressante. Ovviamente la prima cosa da fare è chiamare l’apposito numero verde per bloccare la carta ed evitare che qualche malintenzionato ci prosciughi i fondi. Determinante, quindi, è la nostra iniziativa e presenza di spirito: nel renderci conto che qualcosa non va, e poi nel prendere le opportune misure per rimediare. Potremmo dire, si parva licet, che qui opera uno schema di tipo sinergico – cattolico: la cooperazione umana è necessaria, seppure non sufficiente, per conseguire la salvezza (del conto corrente, in questo caso). Ma la tecnologia 4.0 sta superando questa visione in nome di uno schema più “protestante”, in cui l’iniziativa non viene dall’essere umano. Chiarisco raccontando quel che è capitato, la settimana scorsa, a mia figlia Arianna. Mia figlia risiede a New York ormai da oltre tre anni e quindi si è fatta un conto bancario americano, con relativa carta di credito (che da quelle parti si usa molto di più: se qualche esercente pretende i contanti, o c’è qualcosa di losco, o è un ristorante cinese). Dovendosi recare a Brooklyn per fare degli headshots (foto professionali per il suo lavoro di attrice), Arianna ci va in taxi. Al ritorno ha la stessa necessità, in quanto molte zone di Brooklyn sono collegate malissimo con casa sua (Queens, quartiere di Sunnyside). Poiché da quelle parti (al contrario che a Manhattan), non è facile beccare un taxi semplicemente alzando la mano, decide di ricorrere a una nota applicazione per cellulare per prenotarne uno. Al momento del pagamento (anticipato) il sistema la avverte che la sua carta di credito è stata bloccata. Allarmata, Arianna si guarda nelle tasche e verifica che il rettangolino magnetico è ancora al suo posto: nessuno l’ha derubata. Forse la carta è stata clonata da qualche hacker? Non sembra, un rapido controllo (altra applicazione) la rassicura che il conto corrente non è stato minimamente intaccato. Decide di chiamare il Numero Verde e chiedere chiarimenti. E qui, un cortese operatore le risponde più o meno così:

Abbiamo riscontrato che la carta è stata usata in un luogo dove non ti sei mai recata prima d’ora, quindi abbiamo dedotto che te l’avessero rubata e l’abbiamo bloccata. Aspettavamo la tua chiamata per verificare se eri stata proprio tu a utilizzarla.

Seguono chiarimenti, e l’immediata riattivazione. Se ne deduce che – nonostante il plurale maiestatis utilizzato dall’operatore – un’applicazione, o un algoritmo, si è accorta che la carta si trovava in luogo diverso dal solito, e quindi ha preso l’iniziativa di bloccarla. Siamo dalle parti, direbbe mio marito che ha letto tutto Philip K. Dick, del “pre-crimine” di Minority Report. Certo, Arianna, specialmente ora che ha trovato un lavoro part -time, si muove quasi solo tra Sunnyside e Times Square, e oltretutto Brooklyn non le piace e ci va il meno possibile. Ma si tratta pur sempre di New York City, mica di Las Vegas o Salem. Come se mi bloccassero la carta perché un giorno vado a teatro o a vedere un negozio a Piazzale Abbiategrasso.

Insomma, la tecnologia che dovrebbe essere al nostro servizio, prende la sua missione un po’ troppo sul serio e diventa fastidiosamente invasiva, come un paparino che ti taglia la paghetta perché sei andata dove le brave ragazze non dovrebbero andare. Forse è ora di rileggersi Capek e Asimov …

Thief want to steal something


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