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Posted by on domenica, Maggio 19, 2019 in New York |

La città dell’amore fraterno

Se volete vedere qualcosa di relativamente antico, non troppo lontano da New York, conviene andare a Philadelphia (in greco amore fraterno), fondata dal quacchero William Penn nel 1682. Ci si arriva in treno (dalla Penn Station, ma costa molto) o in autobus. A Port Authority (fermata delle linee A-C-E collegata da un sottopasso pedonale a Times Square) c’è il terminal dei bus a lunga percorrenza da cui partono i mitici Greyhound. Era domenica e ci siamo decisi all’ultimo momento, così i biglietti erano esauriti. Fortunatamente, nella sala accanto vendevano i biglietti della Peter Pan Bus, e ce la siamo cavata con 50 dollari a testa per l’andata e ritorno. A seconda delle condizioni del traffico, ci vogliono tra 100 e 120 minuti per arrivare. Il viaggio è piuttosto comodo, l’autostrada attraversa il New Jersey e il Delaware prima di arrivare in Pennsylvania, i bus sono dotati di bagno, WiFi, caricatore per il cellulare. La stazione di arrivo è vicino alla Chinatown locale, a una ventina di minuti a piedi dal centro storico.

Quasi tutti gli edifici storici sono legati alla Rivoluzione Americana e alla susseguente guerra contro gli inglesi. Da molto tempo sognavo di visitare Philadelphia. Sono rimasta molto delusa quando ho scoperto che, per entrare nella Independence Hall,  l’edificio dove fu firmata la Dichiarazione d’Indipendenza, occorreva prenotarsi in anticipo: non fate il mio stesso errore! In compenso, ho potuto rendere omaggio alla Liberty Bell, la leggendaria campana sbrecciata che – nonostante quanto afferma la leggenda – NON suonò a distesa il 4 luglio 1776. Si tratta di un tipico caso di “invenzione della tradizione”: la campana in realtà fu commissionata dalle autorità cittadine nel 1753, come mezzo di comunicazione a distanza per una città che si stava espandendo, quando ancora di indipendenza nessuno parlava, tant’è vero che fu fabbricata in Inghilterra. Riporta la citazione biblica Proclaim liberty throughout all the land unto all the inhabitants thereof (Proclamate la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti, Levitico 25:10). La citazione fu sfruttata per trasformare, a partire dal 1830, la campana in un simbolo dell’abolizionismo e della lotta alla schiavitù. La breccia comparve nella campana a metà dell’Ottocento, e non si riuscì mai a ripararla. Per vedere la campana – è gratis – occorre fare la fila e sottoporsi a controlli “stile aeroporto”.

Ci siamo poi fatti un’overdose di storia americana al Museum of the American Revolution (aperto appena due anni fa), molto ben allestito e presentato, che culmina in una solenne (forse troppo) sala dedicata a un breve documentario sulla Tenda di Washington, assorta a simbolo di unità nazionale (tenda nel senso di campeggio, non di arredamento). Alla fine, una gradevole passeggiata attraverso l’Independence National Park, dove si possono ammirare altri edifici settecenteschi, ci riporta indietro. Ma per chi vuole ci sono anche siti storici dedicati ad altri cittadini illustri come Benjamin Franklin o Betsy Ross (alla quale si attribuisce la creazione della bandiera a stelle e strisce).

Philadelphia ha un milione e mezzo di abitanti, praticamente come Milano: una gradevole via di mezza tra la frenesia di Manhattan e la sonnolenza di Jersey City o Hoboken.


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