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Posted by on martedì, Novembre 1, 2022 in Arti Marziali, Pillole di Blog |

La città prenotata

Approfittando del ponte di Halloween (o di Ognissanti per coloro -come una mia ex collega – a cui la ricorrenza celtica pare farina del sacco del Demonio), ci siamo regalati tre giorni a Reggio Emilia, uno dei capoluoghi del Nord Italia che finora avevamo trascurato. Una bella vacanza, al netto degli ormai consueti disservizi di Trenitalia che ci hanno costretto, durante il viaggio d’andata, a percorrere la tratta intermedia Fidenza – Parma con pullman sostituivo. Abbiamo così potuto imparare che a Fidenza le stazioni sono proprio prospicienti al cimitero, e che l’associazione tra fascisti al governo e treni in orario è una bufala. La città, il cui centro storico segue ancora lo schema squadrato degli antichi romani, è gradevole e merita la sosta. Abbiamo dormito in un bell’ostello a due passi dalla Basilica della Ghiara, una delle chiese più imponenti e ricche di tesori artistici della città. Per coincidenza, nel weekend all’ostello si teneva l’incontro nazionale del movimento Non Una di Meno: un centinaio di giovani donne (soprattutto) e uomini a parlare di azioni contro il patriarcato, il razzismo, la violenza. Per questo tipo di incontri l’ostello, con il suo grande chiostro e le sue ampie sale interne è proprio adatto, e sabato ci siamo addormentati al suono del Pueblo Unido e altri evergreen dello schitarramento militante. Questa nuova generazione di attivisti sembra avere lo stesso canzoniere che avevamo noi negli anni Settanta e Ottanta: non se è una cosa gratificante o preoccupante.

Altro tocco vintage, ma meno piacevole, è stata la debolezza, per non dire latitanza, del segnale wi-fi nella struttura.

Chi dice Emilia dice buona cucina e grandi mangiate. Ciò è stato vero solo in parte: nel fine settimana tutte le trattorie e osterie più promettenti ci hanno accolto col cartello COMPLETO o con la fatale domanda Avete prenotato? Respinti più volte, siamo andati letteralmente a ramengo, ripiegando in effetti per ben due sere su un minuscolo locale di Ramen e altre specialità nipponiche chiamato appunto RamenGo. Per la cronaca, nonostante alle 20 il posto fosse completamente vuoto, anche lì ci hanno fatto la fatale domanda, ammettendoci obtorto collo nel locale con la raccomandazione di sgomberare per le 21. Solo il lunedì a pranzo – naturalmente prenotando ma stavolta mezz’ora prima – abbiamo potuto goderci un’osteria tipica, trovata per caso, che ha ripagato la fatica.

A proposito di Giappone, un altro legame tra Reggio e l’arcipelago è la presenza di un importante capolinea denominato parcheggio Funakoshi, in onore del fondatore dello stile Shotokan di Karate, autore della famosa massima Karate ni sente nashi (il Karate non conosce primo attacco).

Ultima dritta per i viaggiatori dal budget stretto: tutti i musei comunali sono gratuiti, anche se alcuni – come i Musei civici – possono risultare deludenti. Non c’è una vera e propria pinacoteca, molti capolavori artistici sono visibili nelle chiese (che ho trovato piuttosto buie negli interni) e molti altri, secoli fa, presero la via dell’estero (specialmente Dresda) perché gli Este avevano le mani bucate. Per concludere, segnalo che la basilica principale (San Prospero) come in altre città (ad esempio ad Ancona san Ciriaco) presenta sulla facciata delle statue di leoni in rosso tardoromanico. Al contrario che altrove, qui è socialmente accettato, se non addirittura incoraggiato, che bambine e bambini salgano a cavallo dei suddetti leoni. Forse una reminiscenza di antichi riti di passaggio?

 


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