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Posted by on domenica, Giugno 25, 2017 in Senza categoria |

La gatta morta sul tetto che scotta

C’era una volta un bambino di cinque anni, molto sveglio, e sua zia che gli faceva da baby sitter. In un caldo pomeriggio d’estate, i due guardavano la televisione. La zia era la tipica single in carriera milanese, tutta happy hour, apericene e crociere in barca a vela. Accudiva il nipote per pura cortesia verso la sorella, ma in fondo non sopportava i bambini. Alla TV facevano una fiction, dove un ragazzo e una ragazza, fidanzati, litigavano. Il ragazzo diceva alla ragazza: Sei una gatta morta!

Il bambino reagì spaventato: “E’ morta la gatta? Quale gatta?”

“No,” rispose la zia con tono dottorale. “L’espressione gatta morta deriva da una favola di Esopo, in cui una gatta si finge morta per acchiappare meglio i topi. Si usa per una persona che sembra apparentemente buona, fa tanti gnegnegnè, si finge dolce e timida, ma in realtà è una ficcanaso, sleale, aggressiva e intrigante.”

Il bambino ci pensò un po’ su e disse: “Zia, allora anche tu sei una gatta morta. Fai tanti gnegnegnè, e in realtà non ami i bambini.”

A proposito di bambini e di animali, un proverbio umbro dice I figli e i polli sporcano casa.

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