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Posted by on mercoledì, Luglio 18, 2018 in Politica |

L’algoritmo ipocrita

La pagina Facebook I Sentinelli di Milano è stata chiusa dal social network dopo aver pubblicato video e foto di uno degli ultimi naufragi nel Mediterraneo. Una barca con 158 migranti è stata intercettata dalla Guardia costiera libica al largo di Khoms: sono stati recuperati e riportati in un campo profughi (cioè, nell’inferno da cui erano fuggiti). Tutti? No, due donne e un bambino sono stati lasciati a bordo della nave che affondava e recuperati successivamente da una nave della ONG spagnola Proactiva Open Arms. Una delle donne è sopravvissuta, il bambino (cinque anni circa) e l’altra donna no. Video e foto dei loro corpi privi di vita sulle assi di legno di un gommone distrutto hanno fatto il giro della Rete. Immagini forti, che anche la pagina dei Sentinelli aveva riportato (seppure coperte con l’avvertenza Questo video potrebbe mostrare immagini forti o violente).

A parte le prevedibili reazioni (orrore e dolore da parte di chi ha conservato un briciolo d’umanità, negazione dell’evidenza da parte dei libici e del nostro Ministro degli interni, commenti di ogni genere), quello che ha stupito – e indignato – è la decisione di Facebook. Le immagini crude – ma vere – sono state prese come pretesto per oscurare la pagina. Una pagina laica, democratica, antifascista, pro – diritti LGBT, la cui passione e ironia molte/i di noi conoscono e apprezzano. Tutto questo mentre infinite pagine razziste, fasciste, antifemministe e omofobe vivono e prosperano, mentre moltissime donne e uomini sono minacciati impunemente di morte o stupro, senza che alcun algoritmo o amministratore muova un dito. Lo stesso Luca Paladini, animatore della pagina dei Sentinelli, ha subito più volte minacce in rete.

Chi può e vuole scriva all’indirizzo mail [email protected] protestando e richiedendo il ripristino della pagina.

(Aggiornamento delle 14.30: la pagina dei Sentinelli di Milano è stata sbloccata. Paradossalmente, i suoi amministratori restano bloccati, chi per poche ore, chi per molti giorni. Se andate a visitarla, scoprirete che ora Sua Maestà l’algoritmo ha bloccato non un’immagine porno o sanguinolenta, ma IL LOGO dell’associazione. Vedere per credere).

 

Poi bisognerà riflettere su questi strani standard di Facebook. Con grande ipocrisia, oggi il social network ci saluta all’ingresso con la celebrazione del centenario di Nelson Mandela. Ma se Madiba avesse dovuto contare sui social per diffondere il suo messaggio anti-apartheid, forse sarebbe rimasto a marcire in galera.


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