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Posted by on giovedì, Febbraio 8, 2018 in Scuola e dintorni |

Le competenze di un tempo

Ai miei tempi, la parola competenza non si usava, o meglio non si usava a scuola. C’era poco da fare: una cosa o l’avevi studiata e la sapevi, facendo magari confronti e analogie; o non te l’avevano spiegata bene; o ti eri distratto e non l’avevi afferrata, e allora ciccia, eri ignorante. Il mitico Fabrizio De André, ispirandosi ai vicoli malfamati della sua Genova, cantava questi versi per descrivere una fille de joie (oggi si direbbe sex worker):

E se alla sua età le difetterà la competenza / certo affinerà le capacità con l’esperienza …

Ecco, per la mia generazione la parola competenza è irrimediabilmente collegata alle capacità che una ragazza di piacere accumula mano a mano che procede nel c.d. mestiere più antico del mondo. Le prime volte che, da insegnante, ho sentito questa parola e poi, ahimè, ne ho ascoltato e letto tutte le implicazioni in ionutili corsi di aggiornamento, ho storto il naso. Ho sempre pensato a qualcosa di vuoto, che nulla aveva a che fare con la cultura e la formazione vera delle giovani menti. I risultati a cui siamo arrivati con l’ultima riforma me lo confermano ogni giorno.


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