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Posted by on domenica, Maggio 23, 2021 in Midrash |

Omaggio a Bob Dylan – Desolation Row (quarta strofa)

Poiché il lupo perde il pelo, ma non il vizio, Giorgio Guelmani prosegue il commentario al Nobel per la Letteratura 2016. Oggi è il turno della quarta strofa di Desolation Row.

1      Now Ophelia, she’s ‘neath the window
For her I feel so afraid
On her twenty-second birthday
She already is an old maid
5      To her, death is quite romantic
She wears an iron vest
Her profession’s her religion
Her sin is her lifelessness
And though her eyes are fixed upon
10     Noah’s great raimbow
She spends her time peeking
Into Desolation Row

1-4. Ora Ofelia è sotto la finestra, ho così paura per lei.  Al suo ventiduesimo compleanno è già una vecchia zitella.

Ora appare, dall’Amleto di Shakespeare, Ofelia, la triste promessa sposa del principe danese, destinata (spoiler!) a morire suicida per annegamento. Stranamente, non ci viene presentata davanti o dietro la finestra, ma sotto (forse è sotto il balcone di Giulietta, visto che due strofe fa c’era Romeo?). Ofelia ha appena compiuto ventidue anni: da notare che, nel 1965 (epoca di composizione di Desolation Row), compiva ventidue anni Suze Rotolo. Chi è costei? Nata a Brooklyn nel 1943, cresciuta a Sunnyside nel Queens, figlia di attivisti del Partito Comunista Americano, è la ragazza che appare a braccetto con un giovane Dylan, sulla copertina del suo secondo disco, The Freewheelin’. Atttivista antirazzista e antinucleare, conobbe Bob Dylan a un concerto folk nel 1961. Andarono a vivere insieme all’inizio del 1962 (con una pausa di sei mesi perché Suze andò a studiare all’Università di Perugia), e la loro storia terminò nel 1964. Conoscendo Dylan, ci sta che abbia trasfigurato negativamente in una canzone una sua ex. Alla loro rottura è ispirata, in modo anche più crudo, la canzone Ballad in Plain D, decima traccia del suo album precedente, Another side of Bob Dylan.

5-8. Per lei, la morte è piuttosto romantica. Indossa un panciotto di ferro, la sua professione è la sua religione, il suo peccato è la sua mancanza di vitalità.

Dylan continua a delineare un ritratto acido della sua Ofelia -Suze. La descrive come una persona che non ama la vita e ritiene la morte romantica, come una bigotta che indossa un cilicio, come una donna noiosa che prende troppo sul serio il proprio lavoro. Una critica che, rasentando il luogo comune qualunquista, Dylan estende a tutte le persone animate da zelo religioso e/o politico. “La sua professione è la sua religione”, dopotutto, andrebbe bene anche per descrivere il protestante classico, per cui il lavoro è vocazione. Se si intende il nesso predicativo al contrario, si legge una critica contro la religione organizzata e tutti coloro che fanno della loro fede un lavoro.

9-12. E anche se ha gli occhi fissi sul grande arcobaleno di Noè, passa il tempo a curiosare dentro il Vicolo della Desolazione.

In ultimo, ecco l’accusa di ipocrisia: Ofelia tiene lo sguardo fisso sull’arcobaleno (la promessa divina di nuovi cieli e nuova terra? il sol dell’avvenire del socialismo?), ma non può fare a meno di curiosare, anche morbosamente, nel mondo immorale, duro, spietato, eppure così eccitante del Vicolo della Desolazione. Bisogna dire che, come spesso accade, la Suze Rotolo in carne e ossa non seguì il triste destino che il suo ex le presagiva. Wikipedia ci informa che, lungi dal suicidarsi giovane come il suo modello shakesperiano, Rotolo viaggiò per il mondo, si sposò, ebbe un figlio, proseguì nel suo attivismo politico e nel suo lavoro di artista, illustratrice e operatrice di teatro di strada. Partecipò a documentari sulla New York degli anni Sessanta. Morì nel 2011 di cancro al polmone, dopo aver lottato una vita intera per togliersi l’etichetta di “prima musa di Dylan”. Tardivamente, nel 1985, Dylan chiese scusa per la canzone Ballad in Plain D, ammettendo “devo essere stato proprio uno schmuck a scriverla. Tra tutte le canzoni che ho scritto, questa potevo risparmiarmela”. (Schmuck è un termine yiddish che significa più o meno scemo).

Appendice. Anche i Grandi sbarellano.

Come si sarà capito, questa quarta strofa rappresenta il punto più basso del poema dylaniano, con un attacco ad hominem (anzi ad feminam) dalla scarsa portata visionaria. Sarà per questo che la prima versione italiana della canzone, la DADG (1974), ha stravolto la strofa sino a renderla irriconoscibile. Leggiamo come l’hammo fatta diventare De André e De Gregori:

I tre Re Magi sono disperati / Gesù Bambino è diventato vecchio / e Mister Hyde piange sconcertato / vedendo Jekyll che ride nello specchio. / Ofelia è dietro la finestra / mai nessuno le ha detto che è bella / a soli ventidue anni / è già una vecchia zitella. / La sua morte sarà molto romantica / trasformandosi in oro se ne andrà /per adesso cammina avanti e indietro /in via della Povertà.

Ogni commento è superfluo. Può essere interessante annotare che, rivedendo la traduzione nel 2015, Francesco De Gregori ha completamente eliminato la strofa.


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