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Posted by on sabato, Gennaio 29, 2022 in Politica, Scuola e dintorni |

Tirocinio mortale

Il 16 giugno 2021 a Rovato (provincia di Brescia) uno studente sedicenne è precipitato da un cestello elevatore dall’altezza di cinque metri mentre montava striscioni. Ricoverato in ospedale in codice rosso. Il 4 febbraio 2020 alla Emmeti Mondino Trattori di Genola (Cuneo) un diciassettenne è finito in terapia intensiva, dopo essere stato travolto da una cancellata di ferro. Il 13 giugno 2018 un altro diciassettenne si è amputato una falange lavorando in un’officina meccanica a Montemurlo (Prato). Il 6 ottobre 2017 alla Spezia un diciassettenne è rimasto schiacciato dal muletto che guidava (senza il necessario patentino), fratturandosi “solo” la tibia. Il 21 dicembre 2017 nello stabilimento Saeco di Faenza (Ravenna), il braccio meccanico di una gru ha ceduto: un operaio di 45 anni è morto, un diciottenne si è fratturato le gambe. Tutti questi ragazzi erano in Alternanza Scuola Lavoro – che dal 2018 si chiama PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, un’altra delle immonde sigle che infestano il mondo della scuola).
Come sappiamo, il meccanismo è stato introdotto nel 2003 dalla ministra dell’Istruzione Moratti per gli istituti tecnici e professionali, in forma prima facoltativa (come avrebbe dovuto rimanere) e poi obbligatoria. La famigerata Buona Scuola di Renzi lo ha esteso a tutte le superiori.
Con queste premesse, prima o poi ci sarebbe scappato il morto. E infatti, purtroppo venerdì 21 gennaio, all’interno dell’azienda meccanica di Lanzacco (Udine) dove svolgeva il suo ultimo giorno di tirocinio PCTO, Lorenzo Parelli, ragazzo di diciotto anni, è stato schiacciato da una putrella, che lo ha investito per cause ancora da chiarire. Il ragazzo è morto sul colpo. Migliaia di persone che in Italia perdono la vita o rimangono invalidi sul posto di lavoro. Ma non era un dipendente retribuito dell’azienda, bensì un ragazzo in alternanza, non pagato.
In due anni di pandemia la scuola italiana è stata chiusa a ripetizione, ma l’alternanza non si è quasi mai fermata. Il meccanismo risponde, più che alla logica dell’apprendimento, a quella del profitto di pochi e dello sfruttamento di molti. I ragazzi e le ragazze devono stare in una scuola che sia sicura, studiare, crescere e scoprire con agio cosa vogliono diventare da grandi, non morire in modo assurdo in una fabbrica al posto di un lavoratore salariato.
Come ha scritto in un comunicato l’Unione degli Studenti: “La vita di Lorenzo è stata spezzata dalla fame di profitto di aziende senza cultura della sicurezza, dalla scuola e dallo Stato che hanno imposto che studentesse e studenti debbano sperimentare sfruttamento e lavoro gratuito e rischiare la propria vita durante i percorsi formativi. Tutto questo, legittimando un mercato del lavoro in cui le aziende competono al ribasso su sicurezza, salari, lavoro precario e interinale. Viene insegnato che è normale lavorare gratis, senza diritti, senza sicurezza, senza possibilità di organizzarsi in sindacato”.
E se qualcuno osa protestare – come è capitato agli studenti di Roma, Torino, Milano e altre città – giù manganellate in piazza da parte del Governo dei Migliori.

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