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Posted by on sabato, Gennaio 20, 2018 in Politica |

Ben fatto!

Non è frequente che su questo blog si leggano apprezzamenti su qualcosa di buono che abbiano fatto politici italiani in carica, ma quando ci vuole, ci vuole. Non bene, ma benissimo, ha fatto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a nominare Senatrice a vita Liliana Segre, classe 1930, reduce e testimone dell’orrore di Auschwitz (dove fu deportata insieme al padre Alberto, che invece vi fu ucciso). Aveva poco più di 13 anni quando fu deportata: ricordiamo che, su 776 bambini italiani mandati ad Auschwitz, ne sopravvissero solo 25. Significativamente, ieri, giorno della nomina, era l’ottantesimo anniversario dell’emanazione delle leggi razziali da parte dell’Italia fascista di Mussolini e dei Savoia. Per una volta, si è pienamente rispettato lo spirito dell’articolo 59 della nostra Costituzione (che quest’anno compie settant’anni: auguri!): Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Solo tre donne, prima di Segre, avevano ricevuto questo alto onore: Camilla Ravera, Rita Levi Montalcini, Elena Cattaneo. E troppo spesso precedenti inquilini del Quirinale avevano usato il loro potere di nominare cinque senatori a vita per elargire una sorta di “premio alla carriera” a democristiani di lungo corso (Andreotti, Fanfani), o ex-amministratori della FIAT (Valletta, Agnelli), per non parlare della ridicola investitura di Monti da parte di Napolitano nel 2011.

Quel che conta è che si sia dato un segnale chiaro e inequivocabile, in tempi di rigurgiti fascisti e di rivalutazione (mica tanto) strisciante del Ventennio. Quindi: ben fatto, presidente!


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