Più prequel per tutti
Mia figlia è andata a vedere Wonka, film che racconta la giovinezza di Willy Wonka, il geniale e folle cioccolataio creato da Roald Dahl e già interpretato sul grande schermo da Gene Wilder e Johnny Depp. Tecnicamente, si tratta di un prequel, ovvero del racconto di “cosa venne prima” una storia già nota e raccontata infinite volte. In quest’epoca in cui da un lato l’imperativo categorico dell’accumulazione impone di cavar sangue anche dalle rape più esangui, e dall’altra le idee originali scarseggiano, cinema e serie TV ci propongono volentieri non solo infiniti seguiti, ma anche, appunto, i prequel. Basti pensare, al cinema, a Joker, Crudelia, o a serie come Young Sheldon o Bates Motel. In gran parte la formula è quella del Bildungsroman (come lo chiamavano i tedeschi tempo fa), ovvero la ricostruzione di come l’eroe o eroina è diventato quello che conosciamo. Molto spesso il Nostro (o la Nostra) è ingenuo, stupido, pauroso se da grande sarà coraggioso, accorto ed efficiente; o buono se destinato a diventare un Supercattivo. Anche nella letteratura il prequel è stato utilizzato molte volte, talvolta dall’autore stesso se abbastanza longevo (vedi Asimov con gli innumerevoli Preludi alla Fondazione), per non parlare di chi ha incorporato il prequel nell’opera originale stessa (l’eroe eponimo della Vita e opinioni di Tristram Shandy di Sterne viene concepito centinaia di pagine dopo l’inizio). Poiché anche in letteratura ultimamente le idee difettano, ci permettiamo di suggerire alcuni prequel non ancora realizzati che potrebbero incontrare il favore del grande pubblico.
Da Alessandro Manzoni, Lucia e Renzo. Come si sono conosciuti i futuri Promessi Sposi? Che faceva il Griso prima di mettersi al servizio di Don Rodrigo? Quali famosi casi ha vinto Azzeccagarbugli, il Perry Mason del Seicento?
Da Lev Nikolajevic Tolstoj, Gli acciacchi di Ivan Ilic. Apologo sull’importanza della prevenzione sanitaria.
Da Robert Musil, Il ragazzo senza qualità. Gli studi e i primi amori di Ulrich, già indeciso su cosa fare della propria vita.
Da Giacomo Leopardi, Il venerdì del villaggio. Se il sabato è il più bel giorno perché contiene l’attesa della domenica, anche il venerdì non deve essere tanto male. Volendo, si può regredire sino al martedì (fino al lunedì non sarebbe credibile).
Da Dietrich Bonhoeefer, Prequela. Critica e ammonimento contro i maldestri che, invece di seguire Gesù Cristo, pretendono di precederlo e inevitabilmente si perdono perché nel deserto il GPS non prende.
Da Carlo Collodi, Le avventure di Geppetto. Un falegname toscano alla ricerca della propria vocazione professionale.
Da William Shakespeare, Duncan. Anche il re di Scozia ucciso da Macbeth non era certo uno stinco di santo.
Da Mary Shelley, Il giovane Frankenstein. Non quello di Mel Brooks.
Da Ivan Sergeevic Turgenev, Nonni e padri. Si parla di nichilismo, ma una generazione prima.
Da Gabriel Garcia Marquez, Cent’anni prima della solitudine. Cosa succedeva a Macondo prima dell’arrivo del clan dei Buendia.
Da Marguerite Yourcenar, Memorie di Traiano. Anche il predecessore di Adriano ha qualcosa da raccontare.
Da Herman Melville, Achab. Vita e primi comandi del leggendario capitano, fino al fatale incontro con un certo cetaceo bianco.
Da Jaroslav Hasek, Il buon civile Svejk. Bevute, racconti, risse e traffico di cani prima dell’arruolamento.
Da Eduardo De Filippo, Halloween in casa Cupiello. E il padre di famiglia disse “Nun me piace ‘a cucuzza”.
Da Ernest Hemingway, Il giovane e il mare. L’apprendista pescatore Santiago rimane ottantatré giorni senza acchiappare un pesce. Ma si può sempre far meglio.
E naturalmente, il Prequel dei Prequel tratto dal Libro dei Libri:
La prebibbia. La difficile convivenza tra l’Eterno e il Caos sconvolta da un discutibile atto creativo.