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Posted by on domenica, Giugno 17, 2018 in Scuola e dintorni |

Emergenze a intermittenza

In questi ultimi mesi sentiamo parlare in continuazione di violenze e intimidazioni contro gli insegnanti, da parte sia di studenti che di genitori. Come spesso succede con i media, sembra un fenomeno inedito e apparso dal nulla. L’informazione funziona così: per giorni o settimane si parla solo di un certo fenomeno – rapine in villa, zingari, stupri, buche per strada – come se non fosse mai accaduto prima e succedesse solo quello. Passano le settimane e non se ne parla più. Ricordo che, più di dieci anni fa, alla consegna delle pagelle, un collega alla vigilia del pensionamento, stava per essere aggredito da un padre bullo, arrabbiato perché la figlioletta (bulla a sua volta, che non aveva studiato per tutto l’anno) era stata bocciata. Il tizio urlava e gesticolava minacciosamente; io, che ero accanto al mio collega, ebbi la netta sensazione che l’energumeno stesse per aggredirlo. Presi una sedia e, come fa il domatore di leoni, la misi tra noi e il padre furioso. Urlando gli dissi Se ci mette le mani addosso, finisce in galera. Quello cominciò a respirare profondamente e piano piano si calmò. Prese la pagella e se ne andò senza chiedere scusa.

Della mia reazione tempestiva ed efficace devo ringraziare i corsi di autodifesa che facevo in quel periodo, affiancati a quelli di Karate. Forse, invece che tanti corsi inutili sulle competenze, converrebbe far fare a tutti gli insegnanti corsi di autodifesa – particolarmente mirati – per imparare a reagire in modo efficace a queste situazioni, senza mettere le mani addosso a genitori e studenti violenti o arrabbiati. All’epoca, di emergenza scuola non ne parlava nessuno.


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