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Posted by on domenica, Aprile 19, 2020 in Racconti |

Lettera a un’amica

Cara Lia, stamattina mi sono svegliata alle sei e c’era una luna perfetta da boom economico e da anni prosperi, inadatta a questa quarantena che stiamo vedendo. Eppure essa occhieggiava in un cielo limpido, in un’aria pulita che non ricordavo più, semmai una volta qui a Milano ci fosse stata. La luna è una condizione dello spirito quando appare all’alba, ti fa capire che i contrasti nella vita esistono e che questo è il momento di guardarli in faccia, perché tanto non possiamo fare altro. Ti puoi sedere e puoi ricordare quella che eri e che hai tradito perché così è stato più comodo e più semplice. Puoi guardare negli occhi tuo marito e dirgli che tanti anni fa, durante una festa inutile, poteva fare a meno di fare l’occhiolino a quella conoscenza comune. Che ci sei stata male per quella cosa fatta più per cortesia che per altro, che ti ha fatto sentire piccola piccola. Puoi alzare il telefono e dire a quella persona del tuo passato che ogni tanto si fa viva e che favoleggia dei tempi andati che non siamo come i giapponesi e che l’arte del kintsugi la lasci fare a loro. Certe cose non si aggiusteranno più e è ora di voltare pagina e di guardare avanti. È ora però anche di ripescare quelle vecchie fotografie in un album e di piangere chi non c’è più perché i morti ogni tanto hanno bisogno delle nostre lacrime e del nostro respiro. Poi quando vedi tuo figlio in videochiamata digli che gli vuoi bene e che ci sei sempre ma che ormai è adulto ed è ora che le cose se le sbrighi da solo. È ora di tornare a ridere per le schiocchezze, un riso di pancia che ti scarica e ti fa bene al cuore. Io ci sono sempre per le nostre chiacchierate. E guarda la luna anche tu, Lia, una luna così non ci ricapita più.
Tua Tiziana
 

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