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Posted by on giovedì, Maggio 31, 2018 in Racconti |

Tre doni d’amore

Ricevo, e volentieri pubblico, un racconto della mia amica (e sorella di chiesa) Alessandra Gatti, già autrice dei racconti Sugar Devil (qui pubblicato il 19 e 20 giugno 2016), Il testamento di Tara (pubblicato il 15 novembre 2016) e La tessitrice di soldatini (pubblivcato il 27 gennaio 2018) . Buona lettura!

In un tempo lontano, quando gli animali erano dei, alcuni di loro sceglievano di dimorare sulla Terra in sembianze antropomorfe, confondendosi volutamente tra gli umani.

Non avevano l’aspetto glorioso delle divinità mitologiche, né i loro vistosi poteri, né tantomeno la temuta hybris dei poemi omerici o delle saghe norrene. Nascevano, crescevano, amavano, soffrivano e morivano esattamente come i loro fratelli sapiens, anche se si dice che scegliessero prevalentemente di restare in disparte, solidarizzando con gli umani per il tempo necessario a compiere una missione e, ancor più raramente, rivelandosi e unendosi ai pochissimi che, per ragioni note solo a loro, avrebbero meritato di condividere uno sprazzo del loro infinito. Apparentemente identici agli abitanti terrestri, si distinguevano ad un occhio attento solo per lo sguardo vigile e benevolo, depositario di una saggezza millenaria e di una bontà non di questo mondo.

La leonessa avanzava incerta sulle gambe di una quieta donna di mezza età, chiedendosi ad ogni passo se il suo amato avesse fatto la scelta giusta riguardo a lei. Il suo amato era ormai vecchio e stanco, si sorreggeva a lei rivolgendole, di tanto in tanto, sguardi di devozione fedele, anche se l’età e la malattia l’avevano portato a fare affidamento a lei più come ad una dea madre che come la ninfa che lei avrebbe desiderato. Lei, per contro, aveva vissuto lustri di vita terrestre senza neanche immaginare l’esistenza di queste creature, scoprendosi una di loro solo grazie all’incontro con il canuto leone dagli occhi di smeraldo, ormai in età matura. In pubblico si mostravano come una riservata coppia di eccentrici e, solo nel giardino della loro anima, si prendevano la libertà di tornare felicemente felini.

Il leone glielo aveva preannunciato: sarebbero stati insieme per poco, poi sarebbe giunto il giorno in cui il suo corpo materiale sarebbe collassato e di lui sarebbe rimasto solo il cuore azzurro. La leonessa ne era cosciente, ma sperava, ad ogni risveglio, di non cogliere sfumature di cielo nella chioma candida del suo amato, né di intravvedere venuzze sospette che, diramandosi come rivoli fuori argine sulla pelle, rivelassero l’imminente dipartita dell’unica creatura che avesse mai veramente amato.

Quel giorno arrivò all’improvviso, al culmine di una passeggiata nella vecchia città, al cui confine sorgeva il Mondo Futuro. Non fu un processo graduale: nello spazio di un attimo, il leone assunse la magnifica sembianza felina della sua anima, il suo pelo candido si tinse d’azzurro e il suo corpo iniziò ad apparire sempre più fragile. La donna, d’istinto, infranse ogni regola concordata, attraversò il confine con il Mondo Futuro e si lanciò alla richiesta di aiuto ad un riparatore di droni, mettendo a rischio la propria anima e quella dell’amato. Il leone aveva però previsto anche questo, arruolando un Guardiano di Anime, un giovane lupo incarnato in un mastodontico uomo con capelli e baffi biondissimi, che la bloccò all’ingresso dell’officina con la proposta di un patto: “Se il seme nella terra non muore, non darà frutto. A te la scelta: salvare il corpo del tuo amato fino alla fine della vita terrena o lasciarlo andare e accedere alla vita eterna”. La donna non ebbe dubbi: avvolse il corpo dell’amato in una candida tela, cantando per lui le canzoni d’amore più struggenti e lo lasciò dissolversi in una chiazza blu.

Stava ancora asciugandosi gli occhi dalle lacrime, quando sentì il cuore scalpitare in modo aritmico e violento, come se un altro avesse iniziato a battergli accanto e faticasse a sincronizzarsi con il suo. Guardò l’involto, la chiazza azzurra era sparita e, al suo posto, qualcosa si muoveva dentro: lo aprì vide e tre leonesse bianche in miniatura con gli occhi azzurro chiarissimo, che si dimenavano e miagolavano rumorosamente, calmandosi solo al tocco delle sue mani.

Le leonesse erano tre copie quasi identiche del suo amato, non nelle spoglie dell’anziano signore che il mondo conosceva, ma in quelle gloriose di candido leone. Poi scomparvero, così com’erano apparse.

Una voce interiore le parlò: “hai scelto col cuore e il tuo cuore sarà ricompensato”. Per diciassette giorni, la leonessa non percepì più traccia della voce e si lasciò andare alla disperazione. Smise di mangiare, di dormire e vagò senza meta e senza rivolgere la parola ad alcuno, finché, al diciassettesimo giorno, la donna percepì di nuovo il cuore dell’amato battere nel petto, questa volta all’unisono con il suo. Il cuore azzurro le suggerì di lasciare il luogo senza tempo e trasferirsi nel Mondo Futuro, non facendo parola con alcuno del proprio passato. Appena giunta, rivide l’immagine di una delle leonesse in quello che a lei appariva uno schermo magico. Notò subito che un occhio era di un celeste quasi trasparente, come i suoi e l’altro color smeraldo, come quelli del suo amato. Fu solo a questo punto che, nell’anima, udì di nuovo l’adorata voce del leone: “Mia amata, hai accettato la strada che ti ho indicato e ora non potrai più tornare indietro. Prima di lasciare questa terra, vi ho piantato i semi di tre doni, che dovrai trovare, coltivare e difendere a costo della vita. il primo dono è il cuore di smeraldo del conforto divino, che spanderai a piene mani con chi soffre nel corpo e nell’anima. Pochi capiranno, i più prenderanno la tua energia e ti abbandoneranno quando l’avrai esaurita. Il secondo è il cuore d’oro della gioia: so già che vorrai profonderla incondizionatamente e, per questo, la tua sofferenza sarà tanto grande quanto la tua generosità. Ti derideranno e tenteranno di farti passare per folle, perché, credimi, l’uomo è in grado di tollerare qualsiasi cosa, tranne la felicità. Per un attimo ci riusciranno e ruberanno un pezzo della tua anima. Lasciala loro, quando avrai completato la missione, quel pezzo non ti servirà più. Il terzo dono è il cuore di porpora della rinascita e della vita eterna. Lo riceverai al decimo lustro, quando sarai pronta di comprenderlo e usare tutto il suo potere senza più bruciarti. Fino ad allora, io sarò con te.”

La donna accolse il primo dono, recato dalla leonessa con l’occhio di smeraldo. Profuse energia, regalando conforto ad ogni creatura in difficoltà, finché perse il sonno, il suo corpo si riempì di dolore fino a deformarsi e, quando ogni energia fu esaurita, si chiuse nel buio del giardino, ormai vuoto e appassito. Arrivò il momento del secondo dono, questa volta dalle mani di una vivace felina dagli occhi di ghiaccio. Rivide il giardino fiorire, e le sembrò perfino troppo bello che una missione consistesse nel dispensare felicità. Ma, come preannunciato,  pochi furono in grado di tollerarla, i più l’additarono come pazza e lei finì, forse per debolezza, forse per non tradire la propria missione, per lasciarsi rubare l’anima.  Fu allora che la terza leonessa, un essere apparentemente fragile con gli occhi azzurro intenso, bussò alla porta di quello che restava del suo spirito con il dono ristoratore di ogni perdita. All’inizio quasi non la riconobbe. Poi, lentamente, tornarono i ricordi e vide che il giardino dell’anima non era mai appassito, ma erano i suoi sensi che avevano, per un tratto, perso la capacità di vedere i colori e sentire i profumi dei fiori. Il leone le parlò per un’ultima volta: era fiero di lei e, da quel giorno, non avrebbero più avuto bisogno di comunicare, perché erano finalmente diventati una cosa sola. Non sarebbe più stato con lei, ma in lei e lei in lui. L’anima che gli umani le avevano rubato in Terra sarebbe diventata immortale e avrebbe dimorato in lui nel tempo dell’eternità. E lui avrebbe lavorato nel Mondo Futuro nel corpo risanato di lei.

Molte tranquille e anonime signore vivono oggi tra gli umani del Mondo Futuro con i loro amati felini e questa potrebbe essere una delle tante leggende dall’origine perduta. Ma se un giorno incontrerete una donna solitaria e schiva con tre grandi gatte bianche, abbiate la curiosità di guardarle negli occhi: il vostro cuore potrebbe riconoscervi il conforto, la gioia e la vita che rinasce in un mare di sguardi azzurri. Con l’eccezione di un’iride verde smeraldo: i più la vedranno come un’affascinante eterocromia; qualcuno, magari, scoverà la porta in cui ogni umano, se lo desidera, può ritrovare la propria anima divina.


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