Il medico gli aveva detto: “Due anni di lockdown e smart working hanno lasciato il segno. Colesterolo troppo alto, trigliceridi alle stelle. Il calcetto coi colleghi una volta al mese non basta, devi fare movimento, sport, danza, arti marziali, qualunque cosa. E soprattutto, dai un taglio alle cozze condite col tamarindo”.
Werner Fugazza aveva quindi ricominciato a frequentare la palestra Adolf di via Wildt, dove era appena stato inaugurato un corso di Hydrobike, ovvero pedalare in acqua, pratica tonificante su quadricipite, glutei, addominali alti, bassi e obliqui, bicipite e tricipite, dorsali e pettorali. L’istruttore era un cristone di due metri e dieci, Vsévolod Vsévolovodovic’ Vsvévolodov (per gli amici “Sevo”, ma un vero uomo non ha amici), già sergente del Battaglione Wagner, accusato di crimini di guerra in tre continenti e di bollo falso. Sotto la sua guida, ogni giovedì una decina di uomini e donne del Casoretto smaltivano una media di 400 calorie in tre quarti d’ora. Werner, approfittando di una generosa offerta promozionale, si unì al corso.
Un giovedì successe un curioso e increscioso incidente. Agli amici che lo attendevano per il calcetto mensile giunse un drammatico messaggio WhatsApp: Sono al pronto soccorso. Mi è caduta una bicicletta in testa.
Tra gli amici di Werner si aprì un interessante dibattito epistemologico aperto dalla Grande Domanda Come cavolo è potuto accadere? Il positivista Pinin Gandula, revisore al Catasto e portiere della squadra di calcetto, tagliò corto così: Ciò contraddice le leggi della fisica, quindi non è accaduto. Werner ama sempre contare balle.
Il panettiere Cosimo Girardengo, accanito lettore di Stephen King, ipotizzò che – al pari di Christine la macchina infernale – una delle bici dell’hydrobike avesse acquisito volontà maligna propria, attaccando il più inesperto dei corsisti – Werner appunto – per accingersi a dominare il mondo.
L’orologiaio Marlon Venosta malignò che probabilmente Werner era scivolato ed era stato lui a finire addosso a una bici, non il contrario.
Il fantasista della squadra, il disoccupato di lungo corso Biagio Zabini, sostenne che si trattava di un banale caso di Magia Accidentale, probabilmente da parte di un frequentatore minorenne della palestra, come documentato nell’autorevole pubblicazione scientifica Harry Potter e la pietra filosofale.
Non mancarono coloro che ventilarono un complotto dei Poteri Forti o un effetto collaterale dei vaccini. Dal canto suo, l’ingegner Scannabue, vicino di pianerottolo di Werner Fugazza, tornato a casa informò per precauzione i suoi superiori: non sia mai che fossero coinvolti gli Imperscrutabili Furetti di Aldebaran (spoiler: non lo erano).
Dopo otto ore di attesa al Pronto Soccorso, una TAC negativa e qualche ora di riposo, Werner Fugazza poté rassicurare gli amici: stava bene e, a parte lo spavento, non aveva fratture né altro. E poi raccontò com’era andata.
Semplicemente, all’inizio della lezione le biciclette erano allineate sul bordo della piscina. Volendo fare il maschio alfa, uno dei corsisti aveva chiesto ad un altro “Ehi, tirami la bici!”. Quello aveva eseguito ma sulla traiettoria c’era Werner Fugazza che si era beccato il pesante sussidio ginnico in testa.
Spaventato dal brutto episodio, Werner Fugazza decise di fare hydrobike da remoto. Si comprò una cyclette da casa e il DVD Il meglio di V.V.Vsévolodov. Mezz’ora di pedalate in salotto mentre l’istruttore berciava, poi per la parte Hydro, una bella doccia. Andava bene anche così. E al posto del tamarindo, condì le cozze con la noce moscata.
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