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Posted by on domenica, Giugno 27, 2021 in Libri |

Far ballare un cieco

Ho appena finito di leggere Le veglie di Neri, raccolta di bozzetti di vita rurale toscana di fine Ottocento (autore: Renato Fucini). Nulla di eccitante, molto strapaesano, adatto come pausa dopo l’immersione in Henry Miller e prima di passare a qualcosa di più impegnativo. Tra le numerose espressioni vernacolari contenute nei racconti, mi ha colpito il detto non ha quattrini per far ballare un cieco. 

Si usa per indicare una condizione di grande povertà, ma fa impressione l’idea di qualcuno che investa piccole somme per fare ballare (variante marchigiana: cantare) un cieco. Forse lo spettacolo era apprezzato in terre desolate dove non metteva piede neanche un teatrino di burattini o una compagnia di saltimbanchi. Un cieco aveva probabilmente meno pretese salariali di un ballerino o cantante vedente e c’era sempre (oltre alle pulsioni sadiche) la speranza di scoprire un nuovo Omero.

A Terni si radicalizza il detto, parlando di qualcuno così povero da non avere li soldi per cacciarsi l’occhi. Più che ingaggiare un cieco per cantare, si puntava a farsi ciechi da sé, per riconvertirsi sul mercato come aedi. Il che dà l’idea dei livelli di povertà nel Centro Italia di centocinquant’anni fa.

Per quanto ovvio, da non confondere con l’omofonico far ballare un ceco. A quello – anzi a farne ballare undici – ci penseranno, nei quarti di finale dell’Europeo di calcio (almeno così mi assicura mio marito) i giocatori della nazionale olandese.

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Posted by on domenica, Giugno 6, 2021 in Libri, Wurstel |

Estate con Miller

Tutte le biblioteche, reali o letterarie, hanno un Reparto Proibito. Ce l’ha anche quella della mia scuola, ed è lì, dove le innocenti mani degli studenti minorenni non possono arrivare, che ho trovato, e subito preso in prestito per l’estate, il Meridiano dedicato a Henry Miller. Più di mille pagine, comprendenti i famosi Tropico del Cancro Tropico del Capricorno e altri meno noti. Leggendolo ritrovo molte cose che caratterizzano i suoi compatrioti, gli statunitensi, anche oggi, come li trovo ritratti in libri, film, telefilm ma anche dai racconti di mia figlia. Grandi bevitori, infaticabili affabulatori sul sesso in tutte le salse, attratti  (tra mito e disprezzo) dall’Europa decadente (soprattutto Parigi) contrapposta alla giovane e vigorosa America. Eccessi giorno e notte, “come se non ci fosse un domani” (espressione che Miller ama usare), in fondo per esorcizzare la paura della morte. Tropico del Cancro, che sto leggendo ora, mescola descrizioni di imprese sessuali e di maratone alcooliche con colte dissertazioni sull’universo e la storia. Miller, che ha frequentato per un solo semestre il City College of New York (oggi CUNY), è un autodidatta di letture vastissime e disordinate, che ha il vezzo di dirsi laureato all'”università della vita”.

Ho idea che se sapesse quale uso viene fatto di quest’espressione oggi sui social network, si rivolterebbe nella tomba. Preferibilmente in dolce e femminile compagnia.

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Posted by on mercoledì, Gennaio 6, 2021 in Libri |

i padri pellegrini tra storia e mito

L’autore ripercorre, supportato da testi dell’epoca e dal parere di studiosi accreditati, l’epopea dei primi coloni americani esaminando l’impatto fortissimo che tale episodio ha avuto nell’immaginario statunitense. Luci ma anche molte ombre. Ve lo consiglio anche perché ci fa capire parecchie cose della mentalità e degli atteggiamenti americani.

Massimo Rubboli. Alle origini della storia americana. I padri pellegrini tra storia e mito. Edizioni Unicopli 12 euro.

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Posted by on domenica, Settembre 13, 2020 in Libri, Scuola e dintorni |

Letture per la Fase Tre

Una seguita pagina Facebook, dedicata alla lettura, ieri sera consigliava il libro Cambiare l’acqua al colibrì. Tenuto conto che tra i best-seller del momento ci sono Cambiare l’acqua ai fiori (Valérie Perrin) e Il colibrì (Sandro Veronesi), può darsi che si tratti di uno scherzo, o che qualcuno abbia inaugurato la strategia del best seller ibrido per conquistare più puybblico tramite sinergie di genere e di target.

In ogni caso, per rallegrare il difficile inizio anno scolastico che ci aspetta fin da domani, mi sentirei di raccomandare il seguente BSI (Best Seller Ibrido):

Titolo: Il Gattopardo sul tetto che scotta

Autore: Tennesse Lampedusa

Scheda critica: Drammone sudista e sudaticcio. Narra le trasformazioni avvenute nella Georgia schiavista ai tempi della Guerra di Secessione americana, attraverso lo sguardo cinico e disilluso del patriarca di una ricca famiglia di proprietari terrieri, “Big Daddy” Salina. Tra omosessualità repressa, tradimenti di coppia e politici, torbide passioni, balli sfrenati, incomprensioni familiari e rivolte di schiavi, i Gattopardi del vecchio Sud cederanno il posto alle Iene del Nord industriale, e tutto cambierà affinché nulla cambi.

Dello stesso autore, già acclamato e pluripremiato il drammone longobardo Un tram che si chiama Adelchi. Indimenticabile la scena della morte della protagonista, sulle commoventi parole Giace la pia col tremulo / sguardo aspettando il tram (la canzone divenne un tormentone estivo, e il jingle della pubblicità di un noto vibratore).

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Posted by on domenica, Febbraio 16, 2020 in Libri, Streghe |

La forza di Antonia

Che cosa si prova a trovarsi donna nel corpo di un uomo? Ce lo spiega Antonia Monopoli, prendendoci per mano e accompagnandoci attraverso questa sua appassionata biografia. L’infanzia in Puglia, l’approdo a Milano, costellato di asprezze e cadute, poi la faticosa risalita, fino alla sua completa realizzazione di donna, scrittrice, attrice, attivista del movimento transgender in Italia. Una lettura affascinante e a tratti tenera e malinconica, che consiglio a tutti/e. Antonia è una persona memorabile!

Antonia Monopoli e Gerardo Maiello, La forza di Antonia. Storia di una persona transgender, Amazon Media, 2019, 12 euro.

 

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Posted by on sabato, Febbraio 8, 2020 in Libri, Scuola e dintorni |

Educati alla guerra

Gianluca Gabrielli è dottore di ricerca in Storia dell’Educazione all’Università di Macerata. Si è occupato nel suo lavoro di smontare la propaganda razzista e fascista nelle scuole. In questo agevolissimo saggio ci fa capire come la propaganda patriottica abbia profondamente influenzato il curricolo e i programmi nelle scuole italiane dalla guerra di Libia fino alla seconda guerra mondiale. Documenti dell’epoca alla mano, Gabrielli indica i pesanti condizionamenti con cui le scuole (ma anche l’editoria per bambini e ragazzi) martellavano l’Italia. Il culmine fu raggiunto durante la seconda guerra mondiale, quando alcuni insegnanti vennero reclutati nella censura alla corrispondenza tra i soldati al fronte e le famiglie.

Questo breve saggio fa prendere coscienza di quanto sia pericoloso affidare la scuola a un pensiero unico, e dovrebbe farci riflettere molto anche oggi, sui diktat che vengono dall’alto, stavolta (azzardo io ad attualizzare) in nome dell’aziendalismo. Nell’introduzione, l’Autore esprime molto bene il legame tra passato e presente:

“Sediamo su fosse comuni, bombe intelligenti, vittime civili e respingimenti di profughi e forse non sappiamo da che parte iniziare per tentare di riconquistare l’efficacia della parola nel contrastare la guerra del nostro tempo.”

Dalle ricerche fatte da Gabrielli su questo tema è nata anche una mostra con lo stesso titolo, a cura dell’Associazione PRO FORMA Memoria. Per chi fosse interessato, la mostra è disponibile per il noleggio sul sito http://www.proformamemoria.it/?page_id=1236

Dati del libro: Gianluca Gabrielli, Educati alla guerra, Ombre Corte, 2016, euro 13,00.

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