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Posted by on venerdì, Gennaio 1, 2021 in Pillole di Blog |

Duemilaeventuno: cosa festeggiamo?

Non c’è anno nuovo senza anniversari e ricorrenze varie, alcune delle quali hanno l’onore di uno stanziamento in Legge di Bilancio, altre meritano solo una nota incidentale parlando d’altro.

Certo, ci saranno gli anniversari di Dante e di Napoleone, della Comune di Parigi e dell’Enciclica In Praeclara Summorum, ma volete essere originali?

Grazie al Blog potrete stupire – dal vivo o da remoto – amici, parenti e colleghi commemorando:

  • Duemila anni dalla Rivolta dei Galli Eduli.
  • Millenovecento dalla nascita dell’imperatore Marco Aurelio
  • Milleottocento dall’uccisione di Pomponio Basso (mandante: Eliogabalo).
  • Millesettecento dalla nascita dell’imperatore Valentiniano.
  • Milleseicento dalla traduzione cinese del Mahāparinirvāṇa Sūtra da parte di Dharmaksema.
  • Millecinquecento dalla nascita di Simeone Stilita il Giovane.
  • Millequattrocento dalla morte del re visigoto Sisebuto.
  • Milletrecento dalla morte di San Giovanni di Beverley (non quello di Beverly Hills).
  • Milleduecento dalla nascita di Abu Abd ‘Ubada al-Walid ibn ‘Ubayd al-Buhturi, poeta arabo.
  • Millecento dalla morte di Garimperto di Besana,, arcivescovo di Milano.
  • Mille dalla nascita di Wang Anshi, poeta, economista e funzionario della dinastia Sung.
  • Novecento dalla cattura, a Sutri, dell’antipapa Gregorio VIII.
  • Ottocento dalla consacrazione dell’Abbazia di Chiaravalle.
  • Settecento della nascita di Giovanni III Comneno di Trebisonda.
  • Seicento dalla nascita di Vespasiano da Bisticci.
  • Cinquecento dall’audizione di Lutero davanti alla Dieta di Worms.
  • Quattrocento dalla morte di Kaspar Uttenhofer, matematico e astronomo.
  • Trecento dalla pubblicazione delle Lettere persiane di Charles-Louis de Montesquieu.
  • Duecentocinquanta dalla nascita di Walter Scott.
  • Duecento dalla morte di Carlo Porta.
  • Centocinquanta dal Grande Incendio di Chicago.
  • Cento dalla scoperta dell’insulina.
  • Cinquanta dalla registrazione di Pink Floyd: Live at Pompei.
  • Quaranta dalla scoperta del virus dell’AIDS.
  • Trenta dalla nascita del World Wide Web.
  • Venti dall’Odissea nello Spazio.
  • Dieci dall’ultimo campionato di calcio italiano NON vinto dalla Juventus.

Bonus track (per classicisti): duemilacento anni dal ritiro a vita privata di Lucio Cornelio Silla.

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Posted by on domenica, Ottobre 25, 2020 in Pillole di Blog |

Michele e i fichi

Molti sono i detti e i proverbi riguardanti i fichi, frutto dolce e conosciuto ovunque: dalle sempiterne nozze coi fichi secchi (linea guida di tutti i Ministri dell’Istruzione da decenni in qua), all’enigmatico il fico vuole avere due cose, collo d’impiccato e camicia di furfante. Né trascurerei l’esortazione di Cristoforo Poggiali (letterato e bibliotecario del tardo Settecento) Fuggi gl’impegni, e i perigliosi intrichi, se vuoi salvar la pancia per i fichi.

Ma solo a Terni, penso, sono (tristemente) rinomati i fichi che vende Michele, di cui parlava spesso e volentieri mia zia. L’espressione risale alla notte dei tempi e si riferisce probabilmente a un tal Michele, venditore ambulante nei mercati della val Tiberina, che vendeva fichi di pessima qualità. Ma la frase veniva spesso usata non solo per lamentarsi di merce avariata, ma anche per criticare qualche ordinanza o grida emessa dalle competenti Autorità e particolarmente odiosa, o incomprensibile.

Leggendo certe circolari di Dirigenti, o ordini di servizio aziendali, dove la sciatteria, l’inapplicabilità e l’involutezza fanno a gara come ciclisti in volata al Giro d’Italia, anche in queste difficili giornate mi è venuto spontaneo sbottare Ma che fichi che vende Michele!

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Posted by on sabato, Ottobre 3, 2020 in Fede, Pillole di Blog |

Ceci preziosi

Tutti conoscono le proprietà nutrizionali dei legumi (fagioli, lenticchie, piselli, carrube, cicerchie, ceci …), cibo economico dal prezioso apporto proteico e buona alternativa all’eccesso di carne nella nostra dieta. Moltissimi conoscono il detto di Gesù (Matteo 7: 6) che invita a “non gettare le perle ai porci”,  ovvero a non dare cose preziose a chi non è in grado di apprezzarle. C’è anche un ammonimento contro lo spreco.

Cosa c’entrano i porci coi legumi? In Umbria, fin da piccola, ho sentito spesso dire di nun gettà li cici a li purchi, ovvero “non gettare i ceci ai porci”.

I ceci, non le perle. E qui c’è qualcosa di strano. Perché nessun contadino con la testa sulle spalle darebbe da mangiare – anche se le avesse – perle ai propri maiali, pena rovinarne la salute e compromettere la possibilità di macellarli. Ma, al contrario, i ceci, prima dell’avvento dei mangimi industriali, erano ritenuti un ottimo cibo per i maiali. In un’altra regione agricola, la Lucania, ai porci si davano ceci, ghiande, favette, castagne, più un pastone fatto con la crusca e la sciacquatura dei piatti. Molti sostengono che “alimentati con questo ben di Dio, i maiali crescevano sani e robusti, e soprattutto la loro carne era ben più soda di quella dei maiali che si mangiano oggi”.

E allora il detto umbro ci riporta a una realtà dove, evidentemente, la povertà era tale che persino gli umili ceci erano sprecati se dati ai maiali, perché ne aveva bisogno la famiglia umana e non poteva permettersi di farne a meno. Un po’ come il Figliol Prodigo della famosa parabola (Luca 15: 16) che, ridotto in miseria, aspirava invano alle carrube con cui si nutrivano i maiali.

 

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Posted by on sabato, Settembre 26, 2020 in Pillole di Blog, Wurstel |

L’assistente importuno

Per noi poco tecnologici, il proliferare di assistenti vocali su computer, tablet e cellulari è motivo di stupore, stress e talvolta di divertimento. Ogni sistema operativo ha il suo: Windows 10 ha Cortana, Apple ha Siri, Google, con meno fantasia, l’Assistente Google. Poi c’è Amazon, che, non contento di dominare il mercato delle spedizioni e degli e-book, si è inventato il proprio assistente, la famosa Alexa(detta anche Echo Plus). Come tutti sanno, Alexa dispone anche di un supporto fisico, in forma di cilindro o di disco da hockey. Mia figlia ce l’ha, nella sua camera in affitto a New York e la attiva spesso e volentieri, sia quando è sola sia quando parla con noi via Messenger. Basta che dici Alexa ed essa si attiva facendo le veci di un motore di ricerca: le chiedi che tempo farà, le ultime notizie, di trovarti una canzone, e lei lo fa. Tra gli Assistenti, è l’unica che porta un nome non rarissimo (conosco pochissime Siri e nessuna Cortana), quindi mi sono sempre che accade a chi in casa, oltre all’Assistente di Amazon, abbia una figlia discola (Alexa, non mettere il gatto nel water!), o magari un’amante con tale nome da invocare al culmine della passione. Per non parlare degli innumerevoli problemi di privacy: questi Assistenti – che spesso sono attivi “in sonno” anche se non li stiamo consultando – vengono a conoscenza di zilioni di nostri dati sensibili: che se ne fanno? a chi li passano? potrebbero essere usati contro di noi, o per sottoporci a persecuzione pubblicitaria?

Io non ho un Apple e non ho acquistato Alexa, quindi il mio rompiscatole virtuale è l’Assistente Google, l’unico a non essere dotato né di nome personale né di suadente voce femminile. La voce è quella di un maschio, stile speaker del radiogiornale. Spesso si attiva da sé, toccando non si sa dove l’ultrasensibile tastiera del cellulare o del tablet. Di colpo compare uno schermo bianco, con la scritta Ciao, come ti posso aiutare? Altre volte una voce maschile dice L’amministratore del tuo account ha disattivato l’Assistente Google, il che – trattandosi di apparecchi strettamente personali – mi inquieta facendomi temere uno sdoppiamento di personalità: come l’apostolo Paolo in cui dimorava il peccato (cfr Romani 7, passim), anche dentro me dimorerebbe un misterioso Amministratore che attiva e disattiva l’Assistente. L’Assistente – forse per punire i miei momenti di relax – tende ad accendersi specialmente se gioco a Pokémon Go. 

Oppure basta dire Google (spesso Hey Google  o OK Google, ma anche solo Google), per scatenare la Bestia. Talvolta in classe, se mi avviene dire ai discenti Questa cosa potete cercarla su Google. La settimana scorsa mi è capitato di seguire uno studio biblico a distanza su Facebook. La pastora a un certo punto ha detto: “Manca Tizio, forse ha dei problemi a collegarsi con Google”.  Non l’avesse mai detto! Subito l’Assistente della pastora si è attivato e si è messo a far ricerche a casaccio, finché non è riuscita a fermarlo. Del resto, quando capita a mio marito, lui tira sempre giù una parolaccia, e quindi figuriamoci quale ricerca viene fuori (Siri e Alexa sono state dotate di un caratterino pepato, per cui di fronte a una parolaccia o a un insulto reagiscono piccate o sarcastiche). Ricorda un po’ Harry Potter e i Doni della Morte, quando a causa di un incantesimo a chiunque pronunci incautamente il nome di Lord Voldemort piombano istantaneamente addosso due Mangiamorte in assetto da guerra.

Insomma, ci siamo messi in casa – anche involontariamente, perché mentre Alexa te la devi comprare, gli altri sono installati di default- proprio un bel tipetto…

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Posted by on domenica, Settembre 20, 2020 in Pillole di Blog, Streghe |

Elogio della mascherina

A parte i negazionisti, molti si lamentano dell’obbligo della mascherina. Per me è diventata quasi una seconda pelle e mi sento nuda se esco senza.

Non ha solo vantaggi sanitari. Essa consente di sussurrare imprecazioni e persino (se si sta attente a non bagnarla) di fare le linguacce o i pernacchi. Innumerevoli sono le occasioni in cui la mascherina nasconde il labiale e attutisce i suoni, permettendo di sfogarsi contro la vicina maleducata, il monopattinista spericolato, la collega importuna, lo studente che tira a fregare (dal vivo o da remoto).  Prima arrivavo sempre arrabbiata al lavoro, ora mi sfogo al riparo della mascherina e quindi arrivo ben rilassata. Meglio dello yoga, meglio persino di Pokémon Go. 

Provare per credere.

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Posted by on lunedì, Aprile 13, 2020 in Pillole di Blog |

La mangiatrice di specchi

In questa strana Pasqua di quarantena sono riuscita a realizzare un mio piccolo desiderio goloso: al supermercato Simply ho trovato l’ultimo esemplare disponibile nel quartiere di uovo di Pasqua Perugina (fondente). Quel che lo distingue dagli altri è il fatto che all’interno contiene, oltre alla consueta sorpresina, tre Baci Perugina. Lo so che ora la cara vecchia Perugina, simbolo della mia Umbria natale, è stata assorbita da una multinazionale senza volto e senza scrupoli, ma l’uovo di Pasqua ricorda la mia infanzia, ed è un simbolo di resurrezione, che poi alla fine è il vero significato della Pasqua. Dopotutto, i grandi piaceri della vita nascono da piccole cose: la sorpresa (un braccialetto di bigiotteria che ho promesso di passare ad Arianna), e soprattutto il Bacio Perugina. E chi dice Bacio dice bigliettino: come nei Fortune Cookies cinesi, trovi un fogliettino di carta plastificata con una citazione. Quella di ieri era di Katherine Mansfield (1888-1923, scrittrice neozelandese) e diceva: la felicità è come quando si inghiotte improvvisamente uno specchio splendente di sole nel pomeriggio.

Devo ammettere che l’immagine di una tizia che si inghiotte (oltretutto, improvvisamente) uno specchio mi ha turbato. Fa pensare alle vecchie fiere di paese dove c’erano i mangiatori di spade e di vetro. Il bigliettino riportava anche la stessa citazione in inglese, francese e tedesco (lingue che conosco più o meno bene) e già qualcosa ho sospettato. Sono andata a controllare anche in Rete. La frase originale, un po’ più lunga, dice happiness is like when you are overcome suddenly by a feeling of bliss as though you’d suddenly swallowed a bright piece of that late afternoon sun.

Più o meno: La felicità è come quando si è improvvisamente sopraffatte da un senso di benedizione, come se tu avessi improvvisamente inghiottito un luminoso spicchio di quel tardo sole di pomeriggio.

Capito? A parte la compressione sommaria della citazione, spicchio, non specchio. Il banale cambio di una vocale trasforma una giovane che assapora il sole del tardo pomeriggio in una mangiatrice di vetro da circo foraneo. Un po’ come in quel vecchio racconto di Achille Campanile dove il refuso della segretaria di uno scrittore trasformava il noioso La caduta di un regno nell’irresistibilmente comico La caduta di un ragno. Fa un po’ specie che una multinazionale miliardaria come la Nestlé risparmi al punto da non controllare quello che stampa, ma tant’è.

Tutto ciò non ci toglierà mai il piacere di un Bacio, che come tutti sanno è un apostrofo rosa tra le parole Io non correggo le bozze.

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